In soli due anni, la produzione di Scalogno di Romagna IGP è passata da 2 a 30 tonnellate: merito dell’ingresso di nuovi soci e di un netto aumento di ettari investiti. Lo conferma la presidente del Consorzio, Glenda Vignoli. “Lo Scalogno di Romagna ha ottenuto l’IGP Indicazione geografica protetta 21 anni fa, ma il Consorzio è nato solo nel 2018 – afferma la presidente – e ciò ha permesso l’ingresso di nuovi produttori. La raccolta sta per iniziare ed entrerà nel vivo dal 6 luglio 2020. La qualità si presenta molto buona e le rese sono, in prospettiva, soddisfacenti. Lo Scalogno di collina ha sofferto un po’ la siccità, mentre i colleghi di pianura hanno avuto la possibilità di irrigare”.
I canali di vendita si stanno allargando: quest’anno aumenta il numero dei confezionatori, il che mette lo Scalogno di Romagna IGP nelle condizioni di essere venduto in Gdo e nei mercati all’ingrosso in maniera più netta. Da quest’anno, vi è l’accordo con la ditta Freddi della provincia di Reggio Emilia, specialista in questo comparto.
Lo Scalogno IGP ha un areale di produzione ben definito: i comuni interessati sono Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio, Castel Guelfo di Bologna, Dozza, Fontanelice, Imola e Mordano per la provincia di Bologna, Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme e Solarolo per la provincia di Ravenna e i comuni di Modigliana e Tredozio per quella di Forlì.
“Stiamo anche modificando il disciplinare – aggiunge la presidente – che ormai era, in alcune parti, ampiamente superato. Dobbiamo ringraziare il funzionario della regione Emilia Romagna Alberto Ventura per l’assistenza che ci ha fornito. Ora il nuovo disciplinare è al Ministero, in attesa del successivo step”.
Fonte: www.freshplaza.it