Il Consorzio capofila di un progetto di sostenibilità e innovazione gestionale che coinvolge anche le università
Il vino è parte integrante della cultura del Sannio beneventano, ne esprime l’identità e ne narra la storia e il territorio. La vite disegna i suoi differenti paesaggi, delineandone lo stile, la biodiversità, le tradizioni e i saperi di un’intera comunità.
Il Consorzio di tutela, nato nel 1999 per la valorizzazione, la tutela e la custodia della cultura del vino, con una rappresentatività di circa il 90% della produzione totale, oggi rappresenta il punto di riferimento territoriale per le strategie di sviluppo non solo legate al comparto vitivinicolo.
La crescita del Sannio vitivinicolo in termini qualitativi e di reputazione è stata possibile grazie all’adozione di un modello strategico caratterizzato dalla definizione precisa di obiettivi, attività e risorse, relazioni e partner, modello dove i benefici sociali sono stati valorizzati in termini di capacità di contribuire alla reputazione territoriale, alla cura e tutela dell’ambiente, che ha come fine il benessere della comunità.
Il Consorzio si è fatto promotore di un’alleanza tra vitivinicoltori, università e centri di ricerca, associazioni e pubbliche amministrazioni, operatori economici, per la gestione sostenibile delle risorse del territorio: l’obiettivo è stato sempre valorizzare e promuovere il Sannio, nel quale sperimentare politiche diffuse e condivise orientate ad aumentare la sostenibilità, la biodiversità, la competitività e la reputazione territoriale con un’attenzione specifica alla coesione sociale, alla diffusione di nuove conoscenze, alla qualità del paesaggio e al benessere dei cittadini.
Grande lavoro è stato fatto anche nell’utilizzo di tutti gli strumenti possibili di sostegno alle politiche di sviluppo come OCM, PSR, progetti integrati di filiera, misure di ricerca, e in ultimo il progetto di “distretto del cibo Sannio”.
Nel modello di sviluppo adottato dal Consorzio la sostenibilità è sempre stata una strategia, tesa a individuare buone pratiche e percorsi di sviluppo inclusivi, capaci di introdurre innovazioni di processo, di prodotto e organizzative nel sistema vitivinicolo locale. Questo al fine di promuoverne complessivamente la competitività del sistema, con l’ammodernamento delle imprese e dell’offerta produttiva, e attraverso la creazione di reti relazionali interdisciplinari capaci di attivare una più efficace circolazione delle conoscenze tra gli attori e gli utilizzatori, favorendo e incentivando, altresì, modelli di economia circolare che trasformino in valore i sottoprodotti del sistema vitivinicolo. Con Libero Rilli, presidente del Consorzio Sannio DOP, abbiamo parlato di un PSR* in corso, per nuove strategie a fronte dei cambiamenti climatici, di cui il Consorzio è capofila e partner sono le Università Federico II di Napoli con il Dipartimento di Agraria e del Sannio con il Dipartimento di Economia.
Presidente Rilli, come state affrontando i cambiamenti climatici degli ultimi anni?
La Falanghina rappresenta il vino di maggior identità e successo territoriale per cui oggi dobbiamo studiare tutte le strategie possibili per rendere il vitigno il meno vulnerabile possibile di fronte ai cambiamenti climatici. In questo progetto i terroir della Falanghina del Sannio sono considerati come unità funzionali, rispetto alle quali elaborare una strategia intelligente di resilienza e contrasto al global change a scala consortile, territoriale, geografica.
Che tipo di modello state attuando per coinvolgere le aziende in questo progetto?
Si è pensato di costruire un modello organizzativo del Consorzio, fortemente innovativo, per collegare in tempo reale le aziende consorziate (e non solo) in una rete di monitoraggio e di assistenza gestionale. Una rete intelligente dei terroir, per la mitigazione degli effetti del global change sulla qualità dei vini. Operando sulle basi di dati fisiografici, pedologici, climatici, si costruirà un’anagrafe dei terroir del Sannio. Ciascun vigneto verrà identificato con un codice univoco che racconterà tutto del vigneto al quale esso è assegnato: la combinazione unica di microclima, morfologia, suolo, vitigno, sistema gestionale.
Quindi si tratta di un sistema avanzato di monitoraggio delle vigne?
In questo sistema di monitoraggio, ogni viticoltore del Consorzio, diventerà nel contempo un’antenna, ossia un terminale intelligente che acquisisce dati in real time, attraverso un’app, ma anche il destinatario di specifiche indicazioni gestionali personalizzate e aggiornate (trattamenti fitosanitari, fertilizzazione, gestione della chioma, irrigazione di soccorso, ecc.).
E che benefici vi aspettate da questa anagrafe dei terroir?
Diventerà la base per approfondire le conoscenze sul comportamento dei vitigni; ci permetterà di monitorare la qualità dei vini ed elaborare strategie di comunicazione coordinata delle caratteristiche del prodotto, ma potremo anche progettare azioni pilota dimostrative per la disseminazione di particolari innovazioni agronomiche e gestionali. L’implementazione di un’anagrafe dei terroir, rappresenterà l’occasione di una vera e propria rivoluzione organizzativa.
Complementare all’anagrafe dei terroir sarà la creazione di un Atlante Web interattivo dei paesaggi viticoli sanniti con funzione di monitoraggio, disseminazione, supporto alle decisioni su scala.
A cura di Giovanni Gennai – Osservatorio Qulivita Wine
Fonte: Consortium 2020/01