Corriere Fiorentino
«Se questa situazione si fosse verificata cinquanta anni fa la gente sarebbe morta di fame». Quando sugli Appennini l’alimentazione si basava perlopiù sulle castagne, un autunno così sarebbe stato un incubo per tutti. Oggi lo è «soltanto» per gli operatori economici, dagli agricoltori ai ristoratori, che non hanno memoria di un’annata così magra. A spiegarlo è Ivo Poli, presidente dell’Associazione nazionale città del castagno: nella sua Garfagnana, la produzione è crollata dai 25 mila quintali delle annate migliori agli 8 mila di quest’anno. E così è anche in quasi tutto il resto della Toscana, con punte che arrivano al 90% di produzione in meno rispetto al 2011. La crisi della castagna ha una triplice causa: ha attecchito il cinipide, il «killer del castagno», una vespa cinese misteriosamente comparsa in Piemonte nel 2002 e piano piano arrivata fino in Toscana; ci sono state, poi, le forti piogge primaverili, che hanno danneggiato la fioritura; il colpo di grazia l’ha dato la siccità estiva che, seccando i ricci, ha contribuito in modo fondamentale al bilancio negativo di questo 2012.