Il rapporto RuralHack su uno dei settori chiave dell’economia italiana chiamati ad innovarsi per rispondere alle sfide globali (cambiamenti climatici e crescita della popolazione) e combattere i grandi nemici dell’agrifood italiano (italian sounding e contraffazione). Il documento intende riflettere sull’uso della Blockchain a vantaggio del sistema dell’agrifood, con un riferimento specifico al nostro Paese che, negli ultimi anni, vede riconosciuto il settore agroalimentare come uno dei principali motori dell’economia, con un potenziale sviluppo ulteriore (anche più ecologico) possibile anche grazie alle tecnologie.
La Blockchain sarà capace, come l’aratro, a dare il via ad una nuova rivoluzione?
L’agricoltura sfama il mondo ma allo stesso tempo è una delle cause del riscaldamento globale, con il 24% delle emissioni nocive. Due facce della stessa medaglia che non possono più coesistere, almeno con questi rapporti, e che può trovare una soluzione solo innovando il settore in tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione. La risposta può arrivare dalle tecnologie 4.0. Con queste sfide deve ovviamente scontrarsi anche l’Italia (dove il settore agricolo ha un valore complessivo di 133 miliardi di euro e offre lavoro a 3,2 milioni di persone) ma il nostro paese si trova ad affrontare anche altri due grandi mali: l’italian sounding e la contraffazione. Si stima che il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo sia circa di 100 miliardi, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, mentre il volume d’affari delle agromafie è di 24,5 miliardi. Sia per i problemi globali che per quelli caratteristici del nostro paese un possibile aiuto arriva dalla Blockchain.
Blockchain per agrifood: di cosa parliamo?
“L’Economist definisce la blockchain the trust machine cioè la macchina della fiducia”, ha spiegato Alex Giordano, docente di Marketing dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e responsabile scientifico di RuralHack. “Questa tecnologia può incidere non tanto sul processo produttivo quanto su una serie di benefici che incidono sugli attori di tutta la catena del valore: dal prodotto, alla trasformazione, alla distribuzione e arriva fino al cliente. E in questa filiera si articola il suo valore potenziale”.
Il paper realizzato dai ricercatori di RuralHack, un progetto all’interno di Societing4.0 che indaga sia gli aspetti culturali che quelli tecnologici del rapporto tra Open Hardware e agricoltura, ha individuato l’esistenza di 42 progetti nella filiera alimentare basati sulla Blockchain -internazionali e italiani- dal 2016 al 2018, il cui numero è raddoppiato nell’ultimo anno. Si tratta di iniziative che, trovano applicazione in diversi ambiti (nel 24% dei casi), oppure sono dedicati a filiere specifiche come quella della carne (nel 21%), dell’ortofrutta (nel 17%) e del cerealicolo (nel 10%). Nel 50% dei casi è stato riscontrato un forte ruolo guida da parte degli attori della distribuzione e della trasformazione. Tra questi prodotti una parte importante arriva da aziende e startup italiane, come Demeter.life o FoodChain che hanno sviluppato piattaforme che garantiscono il tracciamento del prodotto lungo l’intero percorso nella filiera fino al consumatore, oppure Wine Blockchain EY con prodotti specifici per il vino.
Limiti e vantaggi
In realtà i limiti per la diffusione di tecnologie Blockchain sono ancora tanti e di vario tipo. Dagli aspetti puramente tecnici fino alla mancanza di legislazioni ad hoc e l’attuale scarsa digitalizzazione di gran parte delle aziende che operano nell’agrifood. Ma fortunatamente negli ultimi anni il settore si sta gradualmente adattando al paradigma tecnologico. La diffusione può essere rapida solo attraverso l’impegno da parte di tutti gli attori coinvolti nella catena di approvvigionamento: agricoltore, distributore, imballatore e tutti coloro che rientrano nella filiera agricola. La Blockchain può orientare i diversi attori a nuove forme di collaborazione capovolgendo e intensificando le relazione tra i diversi soggetti della filiera con l’effetto di incrementare il valore autentico del cibo italiano.
In Italia, nel decreto legge semplificazioni 2019, si apre la strada a nuove applicazioni per Blockchain e smart contract, perché per la prima volta vengono inseriti nel nostro ordinamento e ne dà potenziale valenza giuridica. Nonostante la forte incognita della normativa, che ancora regola in modo poco chiaro, è interessante vedere come, oltre alle imprese finanziarie e agenzie assicurative, sono molte le aziende che ad oggi vogliono inserire nel proprio management, per la gestione delle relazioni di filiera e i processi di tracciabilità, un sistema basato sulla Blockchain. Ed è forse proprio in questo specifico ambito che si potrà , probabilmente, vedere il primo impatto delle nuove norme. In conclusione, il cibo è un grande tesoro del Made in Italy e la Blockchain potrebbe dargli un valore aggiunto rispetto ai competitors: tracciato, sicuro, affidabile, e potrebbe inoltre creare un vantaggio diretto per gli agricoltori che producono qualità.
Fonte: RuralHak