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Quattro metri sotto il mare. Così, parafrasando i Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia si può dare una cornice suggestiva al Riso del Delta del Po IGP, che da due anni ha ottenuto il riconoscimento Igp, grazie allo sforzo, iniziato un decennio fa, da un gruppo di aziende venete, affiancate dalle principali imprese risicole ferraresi, ora confluite nel Consorzio di tutela che conta 13 soci e rappresenta il 100% della produzione. Questo riso del mare, battezzato in modo efficacissimo «riso sottozero », poiché nasce a una quota negativa, ha una notorietà recente ma una storia antica, che risale a poco dopo il 1450, anno in cui iniziò la diffusione del riso nella Pianura padana. Da allora questa coltura, strettamente legata alla bonifica delle terre sommerse, diventò centrale, nelle zone del Delta del Po, per accelerare il processo di utilizzazione dei terreni salsi da destinare all’agricoltura. Oggi l’area tipica del Riso del Delta del Po IGP si estende sul cono orientale estremo della Pianura padana tra il Veneto e l’Emilia Romagna. Un territorio di assoluto valore anche naturalistico, formato dai detriti e riporti del fiume in cui si sono innestate le successive opere di trasformazione fondiaria che lo hanno reso coltivabile. Esiste un legame stretto tra il territorio del Delta del Po e la qualità del suo riso, coltivato in terreni caratterizzati da una salinità elevata, che conferisce aromi e sapidità particolari. Ma c’è di più, come sottolinea il presidente del Consorzio, Eugenio Bolognesi: «La contiguità al mare determina un microambiente particolarmente favorevole al riso per la presenza di costanti brezze, la conseguente minore umidità relativa, le contenute variazioni di temperatura e una piovosità ben distribuita nell’arco dei mesi. Questo clima mantiene la pianta sana, resistente alle malattie e limita al massimo gli interventi anticrittogamici tipici di questa coltura».
Riso, quattro metri sotto il mare