Le etichettature allarmistiche scelte da parecchi Paesi europei per penalizzare i prodotti italiani
La filiera agroalimentare continua a registrare risultati di tutto rispetto. Dall’agricoltura alla ristorazione, il fatturato ha raggiunto i 620 miliardi, il 14 per cento in più rispetto a tre anni fa.
Il cibo made in Italy acquista un ruolo sempre più centrale e decisivo negli scambi internazionali. Non mancano, però, le insidie. L’ultima, in ordine di tempo, sono i cosiddetti “nutriscore”, ossia etichettature fuorvianti che tendono a penalizzare i prodotti italiani a tutto vantaggio di altri, magari spinti dalle multinazionali.
I dati, elaborati dal Centro studi Divulga, sono stati diffusi da Coldiretti. Il nostro Paese può vantare uno straordinario patrimonio enogastronomico, garantito da 1,13 milioni di imprese agricole.
L’agricoltura, nel complesso, vale 72 miliardi. Prevalgono le coltivazioni, che raggiungono i 37 miliardi, seguite dagli allevamenti (21 miliardi) e dalla attività connesse e di supporto (13,1 miliardi).
L’industria alimentare e delle bevande garantisce 178 miliardi. Altri 146 miliardi arrivano dal commercio al dettaglio.
Il commercio all’ingrosso sviluppa, invece, un valore di 164 miliardi, cui si aggiungono 63 miliardi per la ristorazione. Il trend positivo riguarda anche l`occupazione. Attualmente il settore dà lavoro a 4 milioni di persone.
Elaborando i dati di Eurostat, il rapporto evidenzia che l`agricoltura italiana è al primo posto nell`Ue per valore generato per ettaro, poco meno di 3.000 euro, il doppio rispetto alla Francia e i due terzi in più della Germania.
Un altro aspetto positivo riguarda la crescita del biologico, che, con 80mila operatori, ha ormai raggiunto i 2,3 milioni di ettari, i118,7 per cento del totale, con un incremento del 7,5 per cento rispetto al 2021.
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Fonte: La Repubblica Affari & Finanza