Cambiamento climatico, calo demografico, consumi in calo. La protesta del mondo agricolo si estende ai viticoltori per ripensare il vino.
Tra gli agricoltori che protestano ci sono anche, per la prima volta, i vignaioli, coloro che hanno goduto di un lungo periodo di buoni affari con un prodotto ad alto valore aggiunto, piuttosto raro nei campi.
Il vino italiano ha celebrato molti fasti, dal Prosecco DOP al Franciacorta DOP, dal Barolo DOP all’Amarone della Valpolicella DOP. Adesso c’è la crisi a pelle di leopardo che rischia di coinvolgere tutto questo settore, vanto del made in Italy e ricchezza per l’economia: il vino vale 10 miliardi di euro, il 50% dall’export.
Un duro colpo per le campagne. Tanto che una delle regioni leader, la Toscana, ha lanciato un SOS a PrimAnteprima, dove vengono presentati i prodotti dei nuovi cataloghi, una sorta di quello che è la Fashion Week per la moda.
Il rapporto qui presentato che si basa sui primi risultati del mercato e sulle proiezioni indica per il 2024 addirittura un calo del -13% delle esportazioni, con una débàcle negli Stati Uniti: – 20%.
La contrazione non riguarda solo questa regione, per altro una di quelle che traina il comparto, e soprattutto gli analisti concordano che non si tratta di un fatto congiunturale ma di un nuovo assetto del mercato provocato dai nuovi stili di vita, a partire dal trend salutista che spinge i giovani verso altre bevande ma riduce pure i consumi di chi giovane non lo è più.
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Fonte: Italia Oggi