Riforma IG: più poteri ai Consorzi; piccole pratiche gestite dagli Stati membri senza passare dalla Commissione Ue; protezione dei marchi di competenza dell’Euipo, ma senza potere sui disciplinari. Sono alcune idee emerse nell`incontro Origin-Qualivita. L’europarlamentare De Castro: “Chiudere entro il 2023 sotto la presidenza spagnola”.
È partito il conto alla rovescia per la grande Riforma europea delle Indicazioni geografiche che, il prossimo anno di questi tempi, dovrebbe già essere in fase conclusiva. All’Italia è chiaro che gran parte di questa partita dipenderà proprio dal nostro Paese, sia perché, insieme a Francia, Spagna e Portogallo, è quello che per primo ha adottato il sistema delle IG a partire dal lontano 1992, sia perché a guidare la riforma, in quanto relatore, sarà proprio l’europarlamentare italiano Paolo De Castro. Tutti al lavoro, dunque, per arrivare a delle proposte condivisibili e concrete. A partire dalla prima giornata di ascolto – La Riforma del Sistema delle Indicazioni Geografiche, una prima analisi sulla proposta presentata dalla Commissione Europea – organizzata, lo scorso 19 aprile, da Origin Italia in collaborazione con la Fondazione Qualivita, alla quale hanno partecipato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, il relatore della Riforma Paolo De Castro e oltre 400 rappresentanti di Consorzi di tutela e organizzazioni agricole.
Le proposte per rafforzare il ruolo dei consorzi
“Tre punti fermi ci devono guidare in questo processo di riforma” ha detto in modo chiaro il ministro Stefano Patuanelli “il mantenimento del legame con il territorio, il rafforzamento del sistema di tutela e il potenziamento del ruolo dei Consorzi“. Su questi ultimi, infatti, si è aperto un profondo dibattito, in seguito alle proposte presentate dalla Commissione UE lo scorso 31 marzo, da cui ci si aspettava una maggiore valorizzazione per gli enti di tutela e che invece ha riservato loro un ruolo secondario. Non ci sta, infatti, il titolare delle Politiche Agricole, che rilancia: “I Consorzi di tutela devono essere i protagonisti veri del nuovo sistema di qualità europeo” ha ribadito “per garantire tutela e promozione, ma acquisire anche nuove competenze riguardo al controllo dell’offerta e commercializzazione delle produzioni“.
Dello stesso avviso Cesare Mazzetti, presidente della Fondazione Qualivita: “Sappiamo che le IG con maggiore crescita sono legate a dei Consorzi forti. La riforma deve, quindi, cogliere questi aspetti, partendo delle esperienze italiane e francesi e affidando agli stessi enti di tutela la gestione della crescita delle Ig e dei mercati“. “Un sistema basato su DOP e IGP senza gruppi rappresentativi è come una flotta di aerei a terra, senza i piloti che possano portarli in volo” aggiunge il presidente Origin Riccardo Deserti “Le IG, quindi, devono andare di pari passo ai gruppi in una visione evolutiva. La nostra proposta è di un riconoscimento del ruolo dei Consorzi su due livelli in base alla loro rappresentatività: gruppi base (maggiore del 50%) con poteri relativi a tutela e vigilanza e gruppi esecutivi (maggiore del 66%) con poteri aggiuntivi, per quel che riguarda programmazione, offerta, gestione pratiche commerciali, azioni anticrisi, sostenibilità“. Una divisione che non dispiace neppure al relatore Paolo De Castro: “Potremmo prendere in considerazione l’idea dei due livelli, fino a rendere il ruolo e i compiti dei Consorzi obbligatori, ma ne farei un percorso scaglionato nel tempo. L`importante è fare in modo che anche in grandi produttori, che spesso non si sentono valorizzati dagli stessi Consorzi o si sentono schiacciati dal peso delle DOP, possano cogliere il valore di fare squadra, potendo esprimere il loro potenziale all’interno dell’ente di tutela“.
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Fonte: Tre Bicchieri