DOP e IGP trainano l’export made in Italy: +9,6%. La qualità certificata vale 13,8 mld. Le IG si confermano sistema strategico per l’agroalimentare italiano. II 51% dei prodotti DOP e IGP è distribuito dalla GDO, le produzioni di qualità certificate made in Italy si confermano sempre più traino per tutto l’agroalimentare. Questa la sintesi finale del XIV Rapporto Ismea-Qualivita. II nostro Paese mantiene la leadership mondiale per numero di DOP-IGP-STG con 814 prodotti (247 food e 523 wine), e ben 13 nuove registrazioni nel corso del 2016, raggiungendo i 13,8 mld di euro di valore alla produzione (dato 2015), per una crescita del +2,6% su base annua e un peso del 10% sul fatturato totale dell’industria agroalimentare nazionale. Le IG continuano a rappresentare un fattore chiave per la crescita del made in Italy nel mondo, con un valore all’export di 7,8 miliardi di euro, pari al 21% delle esportazioni del settore agroalimentare e un trend positivo che sfiora la doppia cifra con un +9,6%.
II settore Food DOP e IGP – composto da oltre 80mila operatori-vale 6,35 miliardi di euro alla produzione (-1,5% su base annua) e registra una crescita al consumo del +1,7%, con un trend che nella GDO supera il +5%, a fronte del +1,9% del comparto agroalimentare nel suo complesso. II comparto Wine – con una produzione certificata di 2,84 miliardi di bottiglie – vale 7,4 miliardi di euro alla produzione, in crescita del +5,8%. A livello globale sono 69 i nuovi prodotti registrati del comparto food, di cui 65 in Paesi UE e 4 in Paesi extra UE, le IG continuano a crescere e chiudono il 2016 con 2.959 IG all’appello (23 fuori dai confini europei).
Per quanto riguarda l’impatto economico del sistema IG a livello territoriale, l’analisi conferma una forte concentrazione, soprattutto nelle aree del Nord-Est e Nord-Ovest, con il 20% delle province italiane che copre oltre l’80% del valore economico complessivo. Nel comparto agroalimentare le prime tre province- Parma, Modena, Reggio nell’Emilia – rafforzano l’importanza della food valley emiliana, grazie al numero di filiere DOP e IGP (34) che insistono nel territorio, ma soprattutto all’entità del valore economico delle produzioni maggiori (Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Parma DOP e Aceto Balsamico di Modena IGP).
Nel comparto wine, è il “Sistema Prosecco” a determinare il maggiore impattosul territorio di Treviso e Verona, seguono le province di Siena, Cuneo, Asti e Firenze. Per quanto riguarda il campo delle legislazioni e dei controlli, nel 2016, ai 13 nuovi prodotti DOP e IGP, si aggiungono 4 richieste di registrazione da parte dell’Italia. Nel corso dell’anno sono stati effettuati dagli Organismi di controllo pubblici oltre 162mila controlli, di cui più di 1.500 sul web, per un valore di sequestri complessivo che supera i 36 milioni di euro. «In questi quattordici anni – ha affermato Mauro Rosati, direttore generale Fondazione Qualivita- il nostro Rapporto ha evidenziato come il comparto delle DOP e IGP si sia costantemente sviluppato, tanto in termini economici che culturali, diventando sempre più un’icona del territorio italiano. Si può così affermare che le Indicazioni geografiche rappresentano un vero e proprio modello d’impresa e di business per il quale l’Italia vanta un primato fatto di numeri e di professionalità, innovazione e mercato. Gli indicatori, in particolare quelli dell’export, testimoniano come le risorse messe disposizione dai programmi di promozione italiani ed europei -OCM, Piano straordinario made in Italy- che hanno supportato l’internazionalizzazione, siano state ben utilizzate da imprese del settore, consorzi e raggruppamenti creatisi per affrontare i mercati dei Paesi terzi. E un comparto che dipende ancora molto dalla GDO ma che è alla continua ricerca di ulteriori canali di distribuzione capaci di riconoscere il giusto valore all’agricoltura italiana»
Fonte: Terra e Vita