Marchi, Indicazioni Geografiche e Proprietà Intellettuale rappresentano una materia molto complessa che nasce dalla difficoltà di interazione fra le diverse registrazioni e i diritti di PI. Esiste un apposito ufficio dell’Unione Europea che si occupa di proprietà intellettuale, incaricato di gestire i marchi dell’UE, i disegni e i modelli comunitari registrati, l’EUIPO, che il 3 e 4 ottobre ha ospitato ad Alicante, Spagna, la conferenza “Marchi e Indicazioni Geografiche: prospettive per il futuro”, organizzata insieme alla DG AGRI della Commissione europea. Nell’occasione sono state trattate varie questioni attinenti al settore dei marchi e delle Indicazioni Geografiche, con un focus particolare sulle interazioni tra questi e i diritti di PI. Nell’incontro di Alicante, esperti di vari settori, hanno approfondito tematiche sulle IG come diritti anteriori nei procedimenti di opposizione relativi a marchi; la giurisprudenza della Corte di giustizia/ del Tribunale; l’applicazione delle IG e le relative attività di contrasto; la protezione delle IG non agricole e l’interfaccia tra IG e marchi a livello internazionale. Scopo della conferenza era quello di incoraggiare un dibattito dinamico in merito alle sfide e alle opportunità per i portatori d’interesse istituzionali o titolari/beneficiari dei diritti. Su quanto emerso dalla conferenza di Alicante, pubblichiamo una riflessione dell’Avvocato Alberto Improda, Managing Partner dello Studio Legale Improda, leader specializzato nel settore della proprietà intellettuale, con una particolare expertise nella gestione di contenziosi internazionali, paneuropei e transfrontalieri e un’esperienza pluridecennale nella tutela giudiziale ed extragiudiziale dei diritti di PI.
Marchi e Indicazioni Geografiche: Parenti e non Serpenti
I Marchi e le Indicazioni Geografiche sono indubbiamente strumenti accomunati da un certo grado di parentela. Entrambi, infatti, rappresentano delle denominazioni che caratterizzano i prodotti contrassegnati, ne determinano un collegamento con un’azienda o un territorio, forniscono ai consumatori alcune informazioni e condizionano le loro decisioni di acquisto. Può accadere, peraltro, che Marchi e Indicazioni Geografiche vengano a trovarsi in conflitto tra di loro. Vediamo in poche parole, schematizzando al massimo situazioni in effetti spesso molto complesse, come l’ordinamento risolve questo genere di contrasti. Una Indicazione Geografica registrata prevale sul Marchio del quale viene chiesta la concessione in un momento successivo: la domanda di registrazione del Marchio viene respinta e il Marchio eventualmente registrato risulta affetto da nullità. Nel caso in cui, invece, il Marchio sia stato registrato prima della Indicazione Geografica, esso deve coesistere con quest’ultima, a meno che non si tratti di un Brand particolarmente conosciuto. Si tratta di una materia nell’ambito della quale è estremamente importante ragionare alla luce della specifica fattispecie e nella cui economia può risultare controproducente focalizzarsi su astratte regole di carattere generale. Non appare revocabile in dubbio, tuttavia, che in linea di massima l’ordinamento dimostra una certa sua preferenza in favore delle Indicazioni Geografiche, le cui esigenze sono ritenute in molte circostanze prevalenti rispetto ai diritti scaturenti dal Marchio.
La cosa appare logica e conseguente, laddove si prendano in considerazione le ragioni di fondo alla base dei due istituti. Il Marchio e le Indicazioni Geografiche, infatti, pur apparendo superficialmente legati da una parentela piuttosto stretta, rispondono in effetti a ratio sensibilmente diverse e svolgono funzioni piuttosto distanti. Il primo, il Marchio, è un istituto strettamente legato alle dinamiche dell’impresa, sorto come elemento indicatore di origine, per rendere visibile il legame intercorrente tra il prodotto e l’azienda, oggi assurto al ruolo di vettore di immagini e messaggi dall’impresa al consumatore, fondamentale strumento di marketing e corporate identity. Le seconde, le IG, invece, rappresentano strumenti preposti alla promozione delle politiche agricole, alla salvaguardia delle tradizioni produttive locali, alla tutela dell’interesse dei consumatori alla sicurezza e alla qualità dei prodotti, a un’informazione adeguata e ad una pubblicità non ingannevole, nonché a garantire ai mercati un regime concorrenziale rispondente ai principi di correttezza, buona fede e lealtà. Possiamo dunque affermare, fermo restando il carattere inevitabilmente approssimativo delle generalizzazioni di questo tipo, che il Marchio vede il proprio focus incentrato sull’interesse dell’impresa, contribuendo a formare e riflettendo l’immagine e la reputazione dell’azienda; le Indicazioni Geografiche, di contro, sono espressione dei valori di un territorio, trovando fondamento nei fattori ambientali e umani che caratterizzano la comunità di riferimento. Il Marchio, dunque, rappresenta uno strumento – continuando a ragionare per sommi capi – avente finalità e utilità che sostanzialmente rientrano nella sfera giuridica di un soggetto privato; le Indicazioni Geografiche, invece, hanno molto a che fare con gli interessi generali di una collettività, con i valori culturali di un territorio.
Le differenze intercorrenti tra le ratio sottostanti ai due istituti, devono – lungi dal servire a scavare un fossato tra le due realtà – al contrario rappresentare la chiave di volta per fare in modo che l’ordinamento giuridico e gli operatori del settore li utilizzino in modo coordinato, affinchè tra di essi non si determinino situazioni conflittuali, ma si sviluppino meccanismi di collaborazione e sinergia. Il Marchio rappresenta oggi uno strumento di straordinaria efficacia, che acquisisce sempre maggiore importanza e centralità nei meccanismi economici della nostra società, con una capacità di segnalamento valoriale e di condizionamento nelle scelte dei consumatori probabilmente senza precedenti. Le comunità che insistono sui territori non possono ignorare questo dato di fatto, devono – volenti o nolenti – fare i conti con tale realtà, sono chiamate a stabilire con il mondo dei brand un dialogo e un rapporto, al fine di poter anch’esse trarre vantaggio da questa straordinaria forza competitiva insita nel Marchio. Il Territorio, da parte sua, negli ultimi lustri ha assunto una valenza del tutto peculiare e inedita, giungendo a ricoprire il ruolo – malgrado l’assenza di esplicite disposizioni normative al riguardo – di elemento catalizzatore dei valori e delle tradizioni di intere comunità, con ogni conseguente effetto in termini di attrattività e distintività. L’universo del Marchio, dunque, a sua volta non può esimersi dal riconoscere che una parte della sua forza comunicativa ed evocativa nasce proprio dal collegamento dei brand con il Territorio, dalla cui realtà traggono impulso ideale e appeal segnaletico. Il Marchio e le Indicazioni geografiche, in buona sostanza, rappresentano due istituti tra i quali si possono e si devono stabilire virtuosi meccanismi di collaborazione e di reciproco supporto, perché dal rafforzamento del primo scaturiscono effetti positivi per le seconde; e viceversa. È possibile ragionare da subito in termini di direttive di allineamento etico, politiche di promozione culturale e dispositivi di cointeressenza economica. In modo che le Indicazioni Geografiche possano essere un valore aggiunto per i Marchi e i Marchi uno strumento di sviluppo per le Indicazioni Geografiche. Parenti, insomma, ma non Serpenti.
A cura di Geronimo Nerli
Fonte: Consortium 2018/02