Sorpresa, i produttori di mozzarella non temono il sistema Nutri-Score. Il Consorzio chiude un 2019 sull’ottovolante tra i dazi evitati negli Usa, le annunciate tasse sull`imballaggio in plastica e polistirolo e la carenza di latte. Alla fine la crescita non dovrebbe superare il 2% rispetto al 2018 ma è un risultato che viene considerato positivo perché il mercato interno è maturo.
Insomma tra i prodotti campani la prima cosa che viene in mente è proprio la mozzarella che potrebbe essere penalizzata dal Nutri-Score e invece? «Il sistema Nutri-Score risponde il presidente del Consorzio Mimmo Raimondo ci assedia già da qualche anno, lo scopo è far conoscere se ci sono elementi che fanno male nel prodotto alimentare venduto. Ovviamente noi abbiamo sale e grassi, ma non siamo spaventati». Perché? «Secondo le verifiche fatte, noi siamo tra il semaforo verde e quello arancione, la mozzarella è un alimento che fa bene perché ha proteine, grassi insaturi, viene ottenuto con latte di bufala decisamente tracciato quando è DOP. Dunque alla fine ci fa anche comodo, perché il consumatore deve sapere se un alimento contiene sostanze dannose alla salute. Ovviamente questo non deve essere una segnalazione meccanica che prescinde dal contesto».
Cosa significa? «Noi ci battiamo anzitutto perché in etichetta siano specificate davvero tutte le sostanze. Poi c`è il discorso della modica quantità. Il problema è quanto prodotto viene consumato, se io bevo cinque litri d`acqua sto male, lo stesso vale per ogni cosa. Quindi in etichetta bisogna specificare la quantità consigliata oltre la quale il prodotto può avere effetti controproducenti. Mangiare in un giorno 200 grammi di mozzarella fa bene, magari un chilo è troppo. Ecco tutte queste cose devono essere specificate in etichetta. In poche parole, noi non riteniamo che tutto debba ridursi al semaforo».
Ma il sistema Nutri-Score può essere davvero utile? «Io ritengo che tutto dipenda dalla volontà del consumatore. Sui pacchetti di sigarette c`è scritto di tutto e dovrebbe tenere lontano chiunque dal fumo, ma in realtà sappiamo che il consumo di sigarette è in aumento. Nell`alimentare per troppo tempo è mancata la giusta informazione ai consumatori e chi lavora bene ha tutto il vantaggio dalla chiarezza in etichetta, non dobbiamo averne paura».
In Italia però è allarme rosso, e il ministro Speranza ha già ribadito la nostra contrarietà alla proposta ribadendo che la dieta non è fatta solo da un cibo, ma è un comportamento complessivo che si tiene ogni giorno, tutti i giorni. «Verissimo, ma se al supermercato ho il diritto di sapere cosa c`è nei cibi e come sono valutati dagli specialisti. Chi non usa conservanti e coloranti, chi non mette troppo sale, chi insomma lavora in maniera naturale come facciamo noi, alla fine non ha nulla da temere da queste novità. Del resto è bene capire che il mondo sta cambiando, un tempo c`era il passaparola o l`acquisto di prossimità. Adesso servono linguaggi facili e comprensibili per tutti, per cui credo che noi italiani invece di fare resistenze che possono essere lette, a torto o a ragione, come voglia di nascondere delle magagne, faremmo bene ad essere protagonisti visto che da queste scelte dipendono 70 miliardi all`anno di export»
Fonte: Il Mattino