Il presidente del Consorzio di Tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco IGP Tosatto: “Prodotti artigianali caratterizzati da elementi territoriali e tecniche di produzione”.
Nato nel 1996, il Consorzio di Tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco IGP, salvaguarda e promuove i due prodotti che per primi, nel panorama orticolo italiano, sono stati registrati a livello europeo come Indicazioni Geografiche nello stesso anno di costituzione dell’organismo. Il Radicchio Rosso di Treviso IGP è un prodotto che viene raccolto e consumato in inverno per il quale i produttori lavorano tutto l’anno. La stagionalità inizia, infatti, con il portare a seme le piante più rigogliose e sane e, proprio nei mesi caldi estivi, inizia la fase di trapianto in campo delle varietà. Già a partire dal primo di settembre il Radicchio Rosso di Treviso IGP precoce può raggiungere i banchi del mercato – per il tardivo occorre invece aspettare i primi di novembre – le piante potranno poi essere raccolte fino a primavera inoltrata a seconda dell’andamento stagionale e della capacità degli ortolani di conservarle in luoghi freschi, per esaltarne ulteriormente le caratteristiche organolettiche, i colori e il sapore. Lo stesso vale per il Variegato di Castelfranco IGP, la cui raccolta può iniziare a partire dal mese di ottobre. Per entrambe le varietà è fondamentale il lavoro manuale, si tratta infatti di veri e propri prodotti artigianali dove elementi territoriali e tecniche di produzione, permettono una forzatura del tutto naturale, realizzata per ottenere un prodotto unico. Consortium ha incontrato Andrea Tosatto, presidente del Consorzio di tutela delle due varietà di radicchio, quello Rosso di Treviso e il Variegato di Castelfranco, per parlare dell’andamento produttivo e di mercato e delle nuove tendenze. Negli ultimi anni si è significativamente rafforzata la presenza dei due Radicchi IGP nella grande distribuzione, un incremento avvenuto grazie al superamento delle difficoltà, per la Gdo, di gestire nel punto di vendita un prodotto così delicato ma anche grazie alle campagne di comunicazione del prodotto certificato verso il consumatore, promossa dalle aziende produttrici in collaborazione con il Consorzio di tutela che tanto si è speso per valorizzare le sue peculiarità ed il particolare il processo di lavorazione.
“La vendita del prodotto sfuso – spiega Andrea Tosatto – implica una certa quantità di scarti per la Gdo, e pone dei limiti nella comunicazione al consumatore. Le aziende confezionatrici del Consorzio hanno pertanto deciso di puntare in maniera decisa alla vendita del prodotto preparato in confezioni più piccole, anche a peso fisso in vassoi da 350-500 grammi, soluzione che ha permesso di incrementare le vendite anche fuori dal Veneto”. L’obiettivo di queste azioni, accompagnato da altre attività di promozione e valorizzazione finanziate sia grazie al PSR Veneto che con fondi a valere sul Reg. UE 1144 – aggiunge Tosatto – fornire ai consumatori informazioni e opportunità per conoscere un prodotto tanto unico nel suo genere, quanto straordinario dal punto di vista qualitativo, ricco di fibre e sali minerali, che sia al contempo garantito secondo i parametri previsti dal disciplinare di produzione. D’altra parte, anche “l’interesse” da parte di importanti player della Gdo ha stimolato la filiera a certificarsi e a investire per dare una risposta all’altezza delle richieste del mercato”.
Come è la situazione delle vostre produzioni dopo la pandemia?
Dopo la pandemia, ammesso che si possa considerare conclusa, ci attendono molte sfide; la situazione economica e geopolitica, la crisi climatica e le sfide del mercato obbligano la filiera a organizzarsi in maniera diversa; disorganizzazione e mancanza di strategia sui mercati sono comportamenti che creano un danno alla filiera perché distruggono l’immagine del prodotto oltre che il valore, che invece va tutelato per far progredire la filiera, con innovazione, ricerca e nuovi investimenti. Nel 2021, 15 nuove aziende si sono iscritte al Consorzio, portando il totale del libro soci a 135; dall’altra parte è continuato anche il lavoro di verifica e autorizzazione di nuove etichette – complessivamente 41 – relative alle domande presentate da 28 aziende produttrici di prodotti elaborati e trasformati a base di radicchio IGP.
Qual è stata la crescita della denominazione negli ultimi anni?
In generale le varietà tutelate negli ultimi anni hanno avuto un incremento trasversale, ciò significa che l’interesse del consumatore è in aumento sia perché riconosce la qualità del prodotto a marchio, sia per la maggior flessibilità data al packaging. Una proporzione, tra la stagione appena conclusa e quella 2018-2019, che evidenzia per il Radicchio Rosso di Treviso IGP un incremento del +56% per la varietà precoce, +15% della varietà tardiva e +41% del Variegato di Castelfranco IGP. Dati incoraggianti che non devono sminuire le criticità con le quali i produttori ogni stagione si trovano a dover fare i conti, la strada è infatti ancora lunga per far comprendere al consumatore il motivo per cui un radicchio prodotto a regola d’arte si presenta sul mercato a un prezzo non competitivo rispetto alle altre cicorie.
Quali sono gli obiettivi futuri?
Bisogna pensare al domani in modo salutare – conclude il presidente Tosatto – magari arrivare addirittura a una denominazione a ‘residuo zero’, questo darebbe un valore aggiunto alla produzione, incontrerebbe il favore dei consumatori sempre più attenti a quello che mettono nel carrello e per le stesse Gdo sarebbe un plus non trascurabile nel mercato. Oltre a questo, chiaramente il migliorare anno dopo anno la produzione grazie alla selezione varietale e mantenere una qualità di produzione che sia sostenibile in tutti i sensi: ambientalmente, socialmente ed economicamente. Dobbiamo continuare a rendere noto che tutto quello che troviamo a marchio è un prodotto garantito e prodotto a regola d’arte, altrimenti, soprattutto quanto i prezzi sono completamente fuori mercato, ci sono delle fasi di produzione che vengono necessariamente compromesse e quindi una qualità di prodotto bassissima.
A cura della Redazione
Fonte: Consortium 2022_03