I radicchi veneti IGP da «velocista» si è fatto «passista»: i due aggettivi, rubati al linguaggio ciclistico, ci sembrano efficaci per raccontare l’evoluzione della produzione, del mercato e dei consumi dell’ortaggio veneto per eccellenza (oltre metà della produzione nazionale). Il radicchio sembra aver esaurito la spumeggiante corsa cominciata una decina di anni fa, per procedere con un’andatura più equilibrata, costante, continua e regolare. Sta mantenendo bene il passo, e questo è importante se si confrontano i dati con gli altri ortaggi, come bene ha messo in risalto la recente analisi del Cso (Centro servizi ortofrutticoli) sui consumi dei radicchi presso la GDO italiana, i quali da 40.000 tonnellate del 2007 sono passati a 67.000 del 2014.
Intanto è partita con il piede giusto la stagione dei Tardivi IGP: hanno aperto la strada il Radicchio Variegato di Castelfranco IGP, sono arrivati quindi il Radicchio di Verona IGP e da poco, dopo due gelate, si è alzato il sipario sul Radicchio Rosso di Treviso IGP, l’ortaggio principe dell’inverno, in assoluto il più quotato. Si sta anche raccogliendo il Radicchio di Chioggia IGP. La produzione è generalmente buona, il mercato sta rispondendo bene. Tradiscono un po’ le attese le quotazioni del Tondo di Chioggia IGP che è sceso, dopo un discreto avvio, su cifre ritenute inferiori ai costi di produzione. Si spera nell’arrivo di un freddo più inarcato, che segna tradizionalmente una crescita dei consumi e quindi anche del valore. La produzione si dovrebbe attestare sui numeri dello scorso anno, quando, stando ai dati di Veneto Agricoltura, in Veneto si sono raccolte 108.000 tonnellate di radicchio. Il dato è rispecchiato anche da semine e trapianti che non avevano registrato sensibili cambiamenti rispetto all’anno passato.
Altro fatto importante è la «riscoperta» del valore dell’indicazione geografica protetta ed è quanto mette in risalto Cesare Bellò, coordinatore del Comitato di prodotto radicchio che fa capo all’organizzazione Ortofrutta Italia e consigliere delegato di Opo Veneto. «Un prodotto sano in un ambiente sano – sottolinea Bellò – è quanto il consumatore chiede sempre più: la stessa grande distribuzione ha una crescente attenzione nei confronti di prodotti certificati e provenienti da un territorio salubre. Si impone quindi la necessità di promuovere il radicchio con azioni efficaci a tutti i livelli attraverso l’innovazione colturale, la presentazione moderna e appetibile del prodotto, la valorizzazione del territorio di provenienza e l’adozione di misure che garantiscano la sostenibilità».
Fonte: Informatore Agrario