Mediamente si calcola un costo di cinque centesimi a bottiglia che ogni produttore dovrà versare nelle casse del Consorzio di Tutela dei Vini dell’Etna DOP. Previsto un introito nel 2019 di quasi 200 mila euro. È questa la cifra stimata dal Consorzio di Tutela dei Vini dell’ Etna DOP che potrebbe introitare grazie all’erga omnes.
Il consorzio ha ottenuto questo riconoscimento alcuni mesi fa e adesso tutto entra nella fase operativa. L’erga omnes, per l’appunto, comporta un obbligo per tutti coloro che producono uva o vino con il marchio della denominazione di origine controllata.
Le tariffe sono di pochi centesimi di euro per uva al chilo o litro di vino prodotto. Per chi chiude la filiera dall’uva al vino e vuole il marchio Doc Etna si troverà
a pagare circa 5 centesimi a bottiglia. E se si considera che sull’Etna al momento si producono 4 milioni di bottiglie, dato destinato ad aumentare con l’entrata in produzione di un bel po’ di nuovi vigneti, il conto è presto fatto e si arriva ai quasi duecentomila euro. Soldi già inseriti alla voce entrate del bilancio del consorzio, anche perché nessuno può consentirsi di non pagare, si rischia di venire estromessi dalla possibilità di produrre vino Doc.
La decisione delle tariffe è stata presa dal direttivo del consorzio nell’ultima riunione ed è un provvedimento che segna una svolta. E consente all’Etna DOP di essere associato dal punto di vista organizzativo e normativo ai grandi territori del vino italiano.
Fonte: Cronache di Gusto