Ora la Regione dice stop: 35.678 ettari possono bastare. «Non firmerò mai nessun decreto per autorizzare nuove superfici alla produzione di Prosecco, casomai si potranno recuperare piantumazioni di Glera preesistenti e di vecchia data», ha assicurato il governatore Luca Zaia, l’altra sera alla Fiera di Godega di Sant’Urbano, lanciando un chiaro avvertimento a oltre mille produttori delle DOP del Veneto. «E tra dieci anni l’uso di prodotti chimici dovrà essere dimezzato», ha aggiunto l’assessore leghista Giuseppe Pan, confermando che da adesso in avanti la linea sarà: meno quantità e più qualità.
Il presidente della Regione tira dritto, rivendicando il merito del decreto ministeriale datato 17 luglio 2009, che ha tutelato l’uso esclusivo del termine Prosecco all’area delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, delle cinque province venete di Treviso. Venezia, Padova, Vicenza e Belluno e delle quattro friulgiuliane, dove oggi vengono prodotti 600 milioni di bottiglie contro i 200 di dieci anni fa. «Con l’operazione che ha separato la denominazione del vino (Prosecco) da quello della varietà della vite (Glera) – ha dichiarato Zaia – ab- biamo sottratto al resto del mondo l’uso del nome e impedito che si piantino vigneti di Prosecco in altre regioni d’Italia e d’Europa. Ma il boom del Prosecco ora va accompagnato con qualche sforzo in più». No dunque a nuove piantumazioni, ma anche alla chimica. «Non è vero – ha detto il governatore – che non si può coltivare senza glifosate. Non posso accettare che i produttori del Prosecco siano sul banco degli imputati: produrre in modo sostenibile si può. Spetta ai Consorzi di tutela utilizzare bene gli strumenti giuridici della programmazione (riserva, stoccaggio o blocco agli incrementi di potenziale) per governare l’offerta e tutelare il reddito dei viticoltori. Dove ci sono viticoltori non ci sono frane, sono loro il primo presidio del territorio».
Al riguardo Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela della DOP Conegliano Valdobbiadene, annuncia a breve la presentazione di un progetto sulla sostenibilità ambientale praticata sulla dorsale collinare trevigiana. «Nell’attesa – afferma – siamo totalmente d’accordo sul tetto alla produzione. La nostra è una realtà di collina dove la denominazione è matura, tant’è vero che abbiamo bloccato l’iscrizione all’albo del Prosecco Superiore. Oltretutto il riconoscimento Unesco ci impone di valorizzare l’esistente e la nostra strada è di lavorare sula qualità del prodotto anche per il bene della comunità». In linea la valutazione di Stefano Zanette, numero uno del Prosecco DOP: «Siamo in perfetta sintonia su una posizione che avevamo già condiviso e che aspettavamo venisse confermata pubblicamente. L’attuale momento del mercato richiede una profonda riflessione da parte di tutti. I vigneti esistenti sono più che sufficienti, in caso di necessità avremmo comunque gli 8.000 ettari di Glera diffusi tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Avanti dunque su questo fronte e anche su quello della chimica: per noi significa viticoltura gestita con saggezza verso la massima sostenibilità ambientale».
Fonte: Il Gazzettino