Il Consorzio Conegliano Valdobbiadene Porsecco Superiore DOP scrive ai produttori “Brand, nessuna fuga in avanti sulle etichette, anche se già oggi il produttore può non riportarvi il nome Prosecco”. Lettera del Consorzio DOP ai produttori della collina “Il valore della Denominazione prevale sui protagonismi”. Nessuna fuga in avanti sulle etichette. Già oggi il produttore può non riportarvi il nome Prosecco, ma una decisione più generale sulla denominazione non può che essere condivisa all’interno del Consorzio. Parola del suo presidente, Innocente Nardi, che, a scanso di ulteriori equivoci, aggiunge: “L’interesse della Denominazione, della sua reputazione e del suo valore continueranno a prevalere su ogni protagonismo aziendale”. Ieri la nota ufficiale del Consorzio, che ovviamente non dice: si cambia nome o non si cambia, ma fa intendere l’orientamento.
“Siamo Conegliano Valdobbiadene – recita la nostra più recente campagna pubblicitaria – il regno del Prosecco Superiore. Bene, in questa semplice frase è contenuta la nostra strategia relativa all’evoluzione del nome, con il progressivo spostamento dell’accento verso il territorio, nella logica del concetto di terroir e senza mai perdere il dovuto rispetto delle radici”. Le bollicine perché sono un vino Superiore? (‘S’ maiuscola, prego) Perché indiscutibilmente, spiega Nardi, c’è una superiorità del territorio collinare “dove abitiamo e lavoriamo da generazioni e con una storia che non haeguali perché fondata su di un rispetto delle tradizioni che è diventato cultura di ciascuno di noi”. Dunque – i vignaioli se ne facciano una ragione, sembra ammonire Nardi – quello che si mette in bottiglia è il Prosecco originario, il Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene DOP, “il migliore che ci possa essere e il migliore che noi, mai appagati, si sappia produrre nel rispetto dei trecento anni di storia e delle fatiche di tante generazioni”. (…)
Fonte: Tribuna di Treviso