Il Consorzio del Prosciutto Veneto DOP è nato nel 1971 a Montagnana. Anniversario celebrato in Senato con il ministro Patuanelli.
Per un anniversario così importante le mura medievali di Montagnana hanno lasciato spazio ai fori eterni di Roma. Il Consorzio del Prosciutto veneto DOP compie cinquant’anni e si regala un compleanno speciale a Roma, ospite del Senato e con un ministro a spegnere le candeline. Accolta dal senatore Antonio De Poli, una folta delegazione in “rappresentanza” del dolce prosciutto veneto ha celebrato nella capitale i cinquant’anni dalla fondazione del Consorzio, voluto per tutelare proprio questo prodotto pregiato del Basso Veneto.
La nascita del Consorzio
Era infatti il 10 giugno 1971 quando a Montagnana il cronico campanilismo delle tradizioni lasciò il passo al far squadra: nasce in quella data l’allora Consorzio Veneto per la tutela del Prosciutto Berico-Euganeo, presieduto dal senatore Fernando De Marzi, veneto, sottosegretario all’Industria nel Governo democristiano di Mariano Rumor. La nascita di questa realtà portò al vero grande risultato dell’ultimo mezzo secolo, ossia quell’etichetta DOP – Denominazione di origine protetta – arrivata il 12 giugno 1996. Un forte vincolo, ma anche e soprattutto una garanzia forte di qualità.
Dolce, morbido e profumato. Senza una di queste caratteristiche, non è Prosciutto veneto DOP. La prelibatezza di questo prodotto, apprezzato ormai da mille anni, non nasce a caso: è frutto di una stagionatura lunga anche fino a venti mesi, di carni allevate esclusivamente nel Nord Italia, salate e massaggiate a lungo, poste a riposo per almeno tre mesi, quindi lavate, asciugate e stuccate con un impasto di grasso di maiale e farina di cereali. Oggi sono dieci le aziende del territorio – da Montagnana a Este, passando per Sarego e Roveredo di Guà – che possono fregiarsi di questa etichetta d’eccellenza. È un prodotto di nicchia, che cerca di tenersi alla larga della grande distribuzione. Vale 100 mila pezzi prodotti ogni anno per un valore di 10 milioni di euro.
Gli auguri del Ministro
Tra i primi a lodare storia e qualità del Prosciutto veneto DOP ieri è stato il ministro all’Agricoltura Stefano Patuanelli: «Cinquant’anni di storia di questo consorzio confermano come sia ormai radicata la tutela complessiva di questo prodotto. Cercheremo di mettere a disposizione gli strumenti finanziari per garantire l’impegno del Consorzio verso la sostenibilità. Avere una struttura consortile alle spalle è fondamentale, sia per garantire la rigidità dei protocolli, sia per non far perdere troppo tempo in burocrazia agli imprenditori». Dal sindaco montagnanese Gian Paolo Lovato al presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan, l’appello dei referenti padovani al Governo è univoco: garantire fondi alle aziende, difendere il made in Italy, lavorare per togliere i semafori al cibo e scongiurare così l’omologazione dei prodotti a scapito delle diversità locali.
Il traino del brand Veneto
Illuminante è stato l’intervento di Mauro Rosati di Origin Italia, l’associazione italiana dei consorzi indicazioni geografiche: «Il prosciutto veneto pesa solo per l’1% nel mondo delle carni italiane IGP, ma nel dna di questo prodotto c’è un’evidente propensione allo sviluppo. Il Veneto infatti è ormai diventata la prima “food valley” italiana, superando l’Emilia Romagna».
«Il Veneto è sempre più attrattore, in questo settore, e il caso prosecco diventato una vera e propria battaglia mondiale conferma questo trend. Ecco, del nome “veneto” forte elemento di distintività, il Prosciutto veneto DOP può solo giovarne e anzi, deve approfittarne più che mai».
Anche per questi scenari decisamente positivi il Consorzio non cede all’immobilismo e guarda alle azioni di crescita. Che, lo hanno evidenziato gli esperti ieri in Senato, devono assolutamente calamitare l’impegno dei produttori verso l’attenzione alla transizione ecologica. La sostenibilità della filiera e l’attenzione alle esigenze sempre più complesse della popolazione sono ambiti che richiedono sforzo massimo.
Attilio Fontana, produttore e presidente del Consorzio, lo sa bene, tanto da aver proposto delle migliorie al disciplinare di produzione del Prosciutto veneto DOP, al vaglio del Ministero: «Proprio in un’ottica salutistica, di esigenze dei consumatori e di difesa da possibili, incombenti imposizioni comunitarie sull’etichettatura, la modifica più significativa sul disciplinare di produzione prevederà una riduzione consistente della quantità di sale – peraltro già ampiamente effettuata e sperimentata dai produttori – e il corrispondente aumento dei mesi di stagionatura». «In perfetta sintonia con il comune sentire e con le nuove esigenze anche di ordine etico, il Consorzio si impegnerà a garantire una produzione che tenga conto sempre di più della sostenibilità ambientale ed economica di tutta la filiera rispondendo anche concretamente alle rinnovate e giustificate richieste di un sempre maggior rispetto del benessere degli animali da reddito». Nel disciplinare c’è anche l’ok al nome definitivo del prodotto, già volgarmente noto come “prosciutto dolce di Montagnana”, poi “prosciutto veneto berico-euganeo” e ora, una volta per tutte, “Prosciutto Veneto DOP”.
Fonte: La Nuova di Venezia e Mestre