Dal 1963 il Consorzio del Prosciutto di Parma DOP tutela e valorizza in tutto il mondo uno dei prodotti simbolo del made in Italy agroalimentare, per offrire ai consumatori garanzie e sicurezze sulla qualità del prodotto. Il Consorzio si è sempre impegnato per la protezione del nome “Prosciutto di Parma DOP” e del relativo marchio, l’iconica Corona Ducale, attualmente registrata in circa 90 Paesi. Stefano Fanti è il direttore del Consorzio Prosciutto di Parma DOP, che riunisce 150 aziende, tutte situate nella zona tipica di produzione, custodi del metodo tradizionale di lavorazione definito dal rigido disciplinare produttivo depositato all’Unione Europea. Oggi, il Prosciutto di Parma DOP è il primo e unico prodotto non giapponese a essere riconosciuto nel Paese del Sol Levante come Indicazione Geografica dal governo del Giappone che ha autorizzato l’applicazione del logo delle IG giapponesi sull’etichetta.
Direttore Fanti, questo riconoscimento in Giappone è un traguardo importante che segna un cambiamento di rotta nella vostra politica di tutela?
Il nostro obiettivo è garantire la massima protezione possibile al nostro prodotto. Per questo motivo, appena il Giappone ha emanato una specifica normativa per le IG – e si è manifestata quindi la possibilità di presentare la domanda per ottenere il riconoscimento come Indicazione Geografica – abbiamo subito colto l’occasione, perché poter tutelare efficacemente la denominazione del proprio prodotto è un punto di partenza imprescindibile per crescere in qualsiasi mercato, soprattutto in Paesi strategicamente importanti come lo è per noi il Giappone.
Fino ad oggi quali sono i dati che rappresentano il vostro export in Giappone?
Il Giappone è oggi il nostro primo mercato asiatico in termini di esportazioni e il secondo al di fuori dell’Unione Europea con circa 107.000 prosciutti e un valore di 11 milioni di €.
Concretamente cosa cambia per il Prosciutto di Parma DOP dopo aver ottenuto questo riconoscimento dal Giappone?
Con questo riconoscimento, il Prosciutto di Parma DOP potrà contare sul medesimo livello di tutela di cui gode attualmente in Europa. Il nostro prodotto diventerà inoltre ancora più riconoscibile sul mercato nipponico per i nostri consumatori grazie all’applicazione del logo della IG giapponese in etichetta. Contestualmente all’intervento delle Autorità locali, inoltre, intensificheremo dinamiche positive volte a diffondere la conoscenza del nostro prodotto, una strategia che comunque applichiamo quotidianamente soprattutto nei mercati internazionali dove è maggiore la necessità di informare il consumatore sul complesso sistema delle Indicazioni Geografiche.
Sono anni che il Consorzio Prosciutto di Parma DOP è impegnato per la tutela del prodotto e per il riconoscimento del marchio “Parma”, contrastandone l’utilizzo improprio e la banalizzazione per prevenire qualsiasi possibile confusione tra i marchi registrati in altri Paesi, soprattutto nel mercato americano. Quali strategie avete utilizzato?
Come Consorzio, abbiamo sempre riservato una grande attenzione all’attivazione di sistemi di tutela della denominazione e del marchio. Al di fuori dei confini europei dove non esiste un sistema di protezione dei prodotti a indicazione geografica, la registrazione del marchio si è dimostrata il metodo più efficace, ma è evidente che tale sistema non tiene conto delle realtà complesse dei prodotti tutelati. La nostra esperienza nel mercato nordamericano è stata caratterizzata da alcune criticità. Nel 1989, aperto il mercato statunitense, abbiamo subito scoperto che il marchio era già stato registrato da un piccolo imprenditore italoamericano e, dopo anni di trattative, siamo riusciti poi a entrarne in possesso. Situazione analoga in Canada dove oggi, grazie all’entrata in vigore dell’accordo CETA, potremo finalmente esportare il Prosciutto di Parma con il proprio nome che coesisterà con il marchio “Parma” attualmente detenuto dalla società canadese Maple Leaf.
Fonte: Fondazione Qualivita