Quella del Prosciutto di Parma DOP è una realtà che impiega 50mila addetti nell’intera filiera, riunisce 140 aziende produttrici e nel 2019 ha marchiato con la Corona Ducale quasi nove milioni di prosciutti, con esportazioni che arrivano in 90 Paesi del mondo.
La crisi innescata da COVID-19 ha portato a un calo drastico delle vendite nazionali di circa il 25-30% perché i produttori di Prosciutto di Parma DOP non hanno potuto rifornire il canale Horeca per le disposizioni ministeriali che hanno disposto la chiusura di ristoranti, bar, hotel. “A febbraio – spiega Vittorio Capanna presidente del Consorzio Prosciutto di Parma DOP – avevamo registrato dati molto positivi per il segmento dell’affettato con un aumento del 20% sul mercato italiano, ma da marzo le vendite al banco assistito sono drammaticamente calate di circa il 60-70%. Il canale foodservice si è praticamente fermato, mentre per fortuna le vendite nel canale retail stanno andando bene, con il Prosciutto di Parma DOP in vaschetta”.
Hanno retto le vendite nei negozi tradizionali, anche se è un canale che incide poco sulla commercializzazione complessiva del Prosciutto di Parma DOP. Sul fronte esportazioni, in questi ultimi due mesi, il Prosciutto di Parma DOP ha assistito a una riduzione degli ordini e a un calo delle vendite di circa il 30-35%, perché tutto l’export è pesantemente condizionato dall’attuale emergenza sanitaria che rende difficile qualsiasi valutazione. “Purtroppo – dice ancora Capanna – a causa di tutte queste problematiche innescate dal Coronavirus, si sono fermate le vendite e non è stata più garantita l’uscita del prodotto, molte aziende di produzione di Prosciutto di Parma DOP si sono ritrovate con i magazzini pieni, senza poter lavorare e introdurre prodotto fresco. A questo bisogna aggiungere la grave crisi di liquidità che ne è conseguita. Crisi che si ripercuote su tutti gli anelli della filiera”.
Fonte: Consortium 2020_02