I Consorzi dei Prosciutti DOP italiani fanno il punto sul mercato a partire dal nuovo dai temi qualità e reputazione del prodotto tutelato. Questo mese li abbiamo chiesto un commento sulla situazione attuale. Emergono una forte attenzione al consumatore, e una consapevolezza che il mondo è cambiato e bisogna adattarsi. Dal mondo allevatoriale arriva forte la richiesta di coinvolgimento nella stesura dei disciplinari e nel marketing strategico. E inizia a essere davvero tangibile la compattezza dei Consorzi nel sostenere una politica comune.
I piccoli Consorzi sono consapevoli che regolamenti omogenei e restrittivi renderebbero più razionale la gestione dei costi e la selezione delle cosce a monte. Per andare sul tecnico, è opinione comune che per quanto riguarda la qualità intrinseca gli aspetti più importanti riguardano la materia prima in sé stessa: soprattutto genetica e peso del maiale alla macellazione, mentre per il percepito del consumatore gli aspetti più rilevanti sono quelli legati al gusto: contenuto di sale (il consumatore sembra andare verso il dolce e il
magro) e stagionatura.
Positiva anche l`accoglienza della Banca Dati Mipaaf, che dovrebbe permettere un controllo su ogni verro immenso nel circuito: ora molti attendono che anche il riscontro effettivo sul campo, in termini di controlli, sia tangibile. Emerge anche la consapevolezza che ci si muoverà in uno scenario difficile, in un anno caratterizzato dai problemi legati al Covid. Conforta sapere che tutti i Consorzi si dichiarino alleati per alzare l`asticella della qualità e della trasparenza al consumatore e percepiscano come competitor i prosciutti esteri o i prodotti più economici. Non ci sono novità invece sull`idea di affiancare al marchio Dop altre “medagliette” legate a stagionature più lunghe, prodotti biologici, ecc…: prevale la volontà di non creare confusione e di garantire caratteristiche omogenee per tutti, anche se c`è chi è favorevole a una segmentazione dell`offerta interna alla Dop.
Fonte: Salumi&Consumi