Intervista a Enrica Onorati, Assessore all’agricoltura della Ragione Lazio, che racconta a Consortium le grandi potenzialità del comparto agroalimentare regionale
Dalle misure a sostegno della cooperazione a quelle dedicate ai regimi di qualità, dalle Strade del vino, dell’olio e dei prodotti agroalimentari tipici e tradizionali, all’OCM vino e ai piani di promozione: la Regione investe nei comparti agroalimentare e vitivinicolo con l’ambizione di promuovere a 360° il Lazio, integrando sviluppo di economie sostenibili, turismo, cultura e innovazione.
Quali sono i numeri che definiscono le produzioni Food di eccellenza del Lazio?
Nel Lazio abbiamo 27 produzioni tipiche certificate agroalimentari – di cui 16 DOP e 11 IGP – che, secondo uno studio realizzato dall’Università della Tuscia per Arsial, la nostra Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, fatturano circa 65 milioni di euro l’anno. Una cifra derivante per il 40% dai prodotti lattiero caseari, per il 50% dalle carni fresche e preparazioni a base di carne e per il restante 10% dalle produzioni di olio e ortofrutta. Tra i prodotti DOP troviamo, tra gli altri, l’olio extravergine di oliva Canino DOP, Sabina DOP, Tuscia DOP e Colline Pontine DOP e la Ricotta Romana DOP; tra le IGP le carni e i trasformati delle carni, quali Abbacchio Romano IGP, Porchetta di Ariccia IGP, Prosciutto Amatriciano IGP, e i prodotti ortofrutticoli, come il Carciofo Romanesco del Lazio IGP, il Kiwi Latina IGP e la Patata dell’Alto Viterbese IGP.
Quanto è importante il legame fra produzioni di eccellenza e territorio?
In un simile contesto, e con dati così importanti, siamo pienamente consapevoli delle grandi potenzialità del nostro comparto agroalimentare regionale e lavoriamo quotidianamente per sostenere e tutelare le nostre filiere con azioni volte a rafforzare le produzioni agricole e zootecniche lungo tutto il processo fino alla trasformazione e commercializzazione, per restituire maggior valore aggiunto al territorio e alle imprese della nostra Regione. Questo lo facciamo con gli strumenti e le opportunità previsti dal PSR-FEASR. Penso ad esempio alla misura “16. Cooperazione” con la quale sosteniamo la cooperazione, l’associazione e i partenariati tra aziende e produttori locali, lo sviluppo di canali di commercializzazione legati alla filiera corta o alla vendita diretta, l’innovazione nell’ottica del miglioramento della sostenibilità ambientale. Oppure ricordo la misura “3. Regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari” volta all’innalzamento della qualità dei prodotti agricoli e alla promozione delle produzioni a marchio sostenendo la partecipazione degli agricoltori ai regimi di qualità, attraverso il riconoscimento di alcuni costi nelle fasi iniziali di adesione.
E per quanto riguarda i vini, quali sono i numeri del Lazio e quali le azioni strategiche della Regione a sostegno del comparto?
Per le produzioni vitivinicole, secondo i dati della nostra agenzia regionale Arsial, la produzione di vino laziale fa segnare un trend positivo con una produzione annuale pari a 1,4 milioni di ettolitri di cui il 23% destinato all’export. Il nostro panorama vitivinicolo conta 27 DOC, 3 DOCG e 6 IGT. I vitigni a bacca bianca coprono una SAU del 72% e quelli a bacca nera il 28%. Nella Regione Lazio registriamo la presenza attiva di 5 Consorzi. A supporto del raggiungimento di questi obiettivi di sviluppo, come in altre Regioni, abbiamo riconosciuto le “Strade del vino, dell’olio di oliva e dei prodotti agroalimentari tipici e tradizionali” quali strumenti di qualificazione di un’offerta turistica integrata nelle aree ad alta vocazione vitivinicola ed olivicola; ad oggi se ne contano ben 9. Il comparto cresce in termini di quantità e di qualità. Qualità che è la chiave per conquistare la competitività in un settore che chiede, sempre più, prodotti di eccellenza. Al nostro fianco abbiamo degli alleati molto importanti: i consumatori, che acquistano con oculatezza e consapevolezza chiedendo di conoscere, di vivere e di poter apprezzare cibo genuino, sano e giusto. Come Regione lavoriamo per il miglioramento di tutta la filiera, dal vigneto alla cantina. Penso, ad esempio, a misure come quelle dell’OCM vino o al nostro piano promozionale triennale. In particolare crediamo ed investiamo sulla riscoperta dei vitigni autoctoni regionali, selezionando quelli di maggior interesse, favorendo sistemi di rete tra produttori e rivisitando il sistema DOP/IGP puntando sulle denominazioni a “maggior reputazione” e legame con il proprio territorio.Infine, appare sempre più forte l’esigenza di una tracciatura delle produzioni in modo puntuale e comprensibile, capace di emergere in uno spietato mercato globale dove la qualità è compromessa da numerosi tentativi di contraffazione, specie dei prodotti italiani (italian sounding), ove le nostre imprese devono fare i conti con la concorrenza sleale, oltre che avere a che fare costantemente con una burocrazia che spesso è limitativa e demotivante. Personalmente lavoro per un futuro dove le aziende, siano sí sostenute da fondi pubblici in quanto contribuiscono anche al nostro benessere e a contrastare il dissesto idrogeologico, ma raggiungano quella sostenibilità economica che garantisca la soglia minima di dignità.
Fonte: Consortium 2019/03