Il Centro
Potrebbe essere una delle risorse dell’Abruzzo, l’olio dop, sempre più richiesto dai mercati esteri, prima fra tutti quello tedesco, e qualitativamente tra i migliori d’Italia. E invece l’olio extravergine di oliva abruzzese, con circa 4lmila ettari coltivati a uliveti, è ancora una realtà di nicchia nel panorama degli oli italiani. A farla da padrone tra gli oli Dop (denominazione di origine protetta) è l’Igp (indicazione geografica protetta) toscano seguito subito dopo da quello umbro. L’olio Dop abruzzese, nonostante la crescita degli ultimi anni, resta trai fanalini di coda nella classifica del mercato italiano. La percentuale di olio extravergine abruzzese non incide nemmeno nel panorama strettamente locale e regionale: su una produzione che va dai 180mila ai 200mila quintali di olio l’anno, la certificazione Dop occupa si e no 3mila quintali, circa il 2% dell’intera produzione. Perché? «Fino a pochi an ni fa – spiega Marino Giorgetti, uno dei “nasi” migliori del mondo in fatto di oli, e Capo panel della commissione di degustazione degli oli vergini di oliva Dop Colline Teatine – l’Abruzzo era conosciuto solo come regione di produzione all’ingrosso di olio». Un po’ quello che è accaduto al vino. Nonostante l’indubbia qualità delle viti e dei terreni, solo negli ultimi anni si è cominciato ad imbottigliare seriamente puntando alla qualità, più che alla quantità. E sugli oli il discorso è ancora tutto in salita.
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