Dai ravioli ripieni di Gorgonzola DOP, alle patatine all’Aceto Balsamico di Modena IGP, dall’aranciata col succo di Arancia di Ribera DOP fino alla torna al Barolo DOP. Sono ben 13mila le autorizzazioni rilasciate finora dai Consorzi di tutela per utilizzare cibi e bevande a denominazione di origine come ingredienti all’interno di altri prodotti alimentari di trasformazione. Per il mondo delle DOP e delle IGP, si tratta di un business aggiuntivo interessante: il giro d`affari di questi prodotti trasformati, a scaffale, supera il miliardo di euro. Per le Dop, tutto questo si tramuta in un extra-incasso da 26o milioni di euro all`anno.
I dati arrivano da una ricerca che la Fondazione Qualivita ha presentato ieri a Roma. Secondo lo studio, il 68%
dei 285 Consorzi di tutela italiani hanno concesso almeno un’autorizzazione all’uso dei loro prodotti come ingrediente, mentre le imprese della trasformazione che li hanno utilizzati sono circa 1.6oo. I prodotti agroalimentari DOP e IGP sono usati soprattutto nei primi piatti (52%), nei condimenti (45%) e nei gelati (31%), mentre i vini DOP e IGP entrano come ingredienti dei salumi (48%), dei formaggi (40%) e dei dolci (32%).
La Dop economy in Italia vale già 17 miliardi, più o meno il 20% di tutto il fatturato agroalimentare. Ma quello dei prodotti trasformati può diventare un nuovo filone di business per crescere ancora: «C’è uno spazio interessante per le Dop – ha detto il direttore di Qualivita, Mauro Rosati, presentando il rapporto nella sede del Ministero dell’agricoltura -. Intanto, consente a prodotti che, per ragioni stagionali, hanno una vita di pochi mesi di essere utilizzati tutto l’anno. Soprattutto, però, è un modo per aumentare le esportazioni italiane e anche per combattere il fenomeno dell’Italian sounding». Accordarsi con l’industria della trasformazione, anziché subirne la contraffazione, può rivelarsi un modo di recuperare fette di mercato oggi appannaggio di altri.
Grazie ai prodotti trasformati che utilizzano le DOP come ingredienti il mondo dei Consorzi raggiunge fette di consumatori nuovi e si assicura anche extra-pubblicità, grazie all’indicazione ben visibile in etichetta. «La pandemia ha reso ancora più diffuso l’uso dei cibi già pronti – ha detto Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia – un motivo in più per cui aspettarsi che i prodotti trasformati con ingredienti DOP e IGP abbiano una crescita potenziale elevata».
Le opportunità insomma ci sono, resta da delineare meglio l’aspetto delle regole: «L’Italia è l’unico Paese europeo ad aver normato questo segmento di prodotti – ha ricordato Rosati – ma il quadro normativo europeo è ancora frammentato. Sarebbe utile inserire anche questo capitolo all`interno del regolamento sulle etichette alimentari che la Ue si appresta ad affrontare».
«In un momento in cui c’è una crescente attenzione del consumatore verso l’origine delle materie prime e una sempre maggiore richiesta di made in Italy, il sodalizio con l’industria può accrescere la notorietà e la distribuzione delle nostre eccellenze a denominazione protetta – ha detto il sottosegretario all’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, intervenendo online alla presentazione dei dati -. Noi non sfamiamo il mondo, portiamo al mondo un sogno, e dobbiamo utilizzare ogni via che possa valorizzare sempre di più quello che sappiamo fare».
Fonte: Il Sole 24 Ore