Se il cibo va “lento”, quando si parla di prodotti tipici, i consumi corrono. Ed ecco che, per soddisfare la richiesta, gli scaffali della grande distribuzione si riempiono di prodotti regionali, fatti alla “vecchia maniera”, e spesso associati alla salute (senza conservanti) e al benessere (prodotti bio) degli ingredienti. Secondo l’osservatorio Immagino, promosso da Gsl Italy e Nielsen, il richiamo in etichetta al territorio d’origine dei prodotti alimentari è il nuovo motore che muove carrelli della spesa che a lungo sono rimasti inceppati.
La cultura pervasiva dei presidi gastronomici locali, delle produzioni a chilometro zero, l’abbandono di coloranti e conservanti, sembra essere diventata parte integrante dell’industria agroalimentare. Almeno questo ci raccontano le 41 mila etichette esaminate dall’osservatorio Immagino. E la proposta piace ai consumatori. L’anno scorso, la spesa per prodotti “regionali” ha generato un giro d’affari pari a 818 milioni di euro e cominciano ad abbondare le linee dedicate alle tipicità regionali.
“L’italianità dei prodotti è un valore indiscusso che influenza il processo di acquisto – dice Marco Cuppini, direttore ricerca e comunicazione di research and GSl ltaly – Ma ci siamo resi conto, analizzando al dettaglio le etichette di 41 mila prodotti alimentari, che la connotazione territoriale comporta una sorta di identificazione valoriale con l’area in cui sono prodotti”. Nella stagione in cui scoppiano le polemiche per l’uso e l’abuso di olio di palma in biscotti e merendine, monta la preoccupazione per gli eccessi di grassi saturi nei dolci o nei cibi salati, e si diffonde il timore su Ogm e pesticidi nel piatto, il prodotto regionale viene concepito quasi un bene rifugio alimentare, al riparo da tutto ciò che fa male. E non è un caso che il prodotto tipico, sulle etichette, viene esaltato sia per la provenienza territoriale che per la salubrità della filiera.
“Ecco- prosegue Cuppini che dal richiamo all’italianità si passa all’accentuazione del localismo, con prodotti che esibiscono con orgoglio sulle etichette le proprie radici locali o che comunicano come plus la provenienza da una precisa area geografica”.
Fonte: Affari&Finanza