Nonostante la crisi non cala la domanda di prodotti alimentari di qualità. È la principale conclusione emersa, stamani a Roma, alla presentazione del 10° Rapporto di Ismea e Qualivita sui prodotti alimentari a denominazione d’origine. Un segmento nel quale l’Italia detiene saldamente la leadership europea (sul totale di 1.137 marchi Ue sono ben 248 quelli riconosciuti all’Italia contro i 192 della Francia e i 156 della Spagna) e che coinvolge nel nostro paese ben 84mila imprese per un volume di prodotti certificati di 1,3 milioni di tonnellate. Molto positivi sono anche di dati di mercato. Nel 2011 il fatturato alla produzione è stato di 6,5 miliardi di euro (+6,9% rispetto all’anno precedente) che si è tradotto in un valore al consumo di 11,8 miliardi (+5,5%). «La crescita più marcata dei valori alla produzione rispetto all’incremento che pure si è registrato nel giro d’affari al consumo – ha spiegato il presidente di Ismea, Arturo Semerari – a nostro avviso testimonia il miglior potere contrattuale che i produttori coinvolti nel circuito Dop e Igp possono vantare rispetto alla media».
Solo 5 prodotti coprono l’84% del fatturato
Il principale nodo del settore dei prodotti alimentari di qualità resta quello dell’eccessiva concentrazione del fatturato. Secondo i dati elaborati dalla Fondazione Qualivita infatti i primi 5 marchi d’origine (Grana padano, Parmigiano reggiano, Aceto Balsamico di Modena Igp, Mela Alto Adige Igp e Prosciutto di Parma) coprono l’84% del fatturato complessivo del settore mentre il restante 16% è realizzato dagli altri 243 bollini Dop e Igp. «Resta un evidente squilibrio nella distribuzione del fatturato – ha aggiunto Semerari – tuttavia va detto che rispetto al 2004 questa percentuale si è ridotta dall’87 all’84%. Segno che qualcosa è stato fatto con l’avvento sul mercato di nuovi protagonisti come l’Aceto Balsamico di Modena che, nata di recente, è oggi la prima etichetta Igp per giro d’affari».
I principali sviluppi sono attesi dall’export
Anche se i consumi interni tengono e fanno meglio della media del settore alimentare tuttavia è innegabile che i principali sviluppi futuri verranno dalle esportazioni. I prodotti Dop e Igp realizzano all’estero il 34% del proprio giro d’affari. Un volume che è maggiore rispetto alla media del settore alimentare (19% circa) ma che mostra anche ampi margini di crescita. «Oggi la leadership di principale prodotto esportato – ha aggiunto il segretario generale della Fondazione Qualivita, Mauro Rosati – è del Bergamotto di Reggio Calabria le cui vendite sono al 97,5% realizzate fuori dei confini nazionali. Si tratta di un olio essenziale che rappresenta la base di molti profumi e prodotti cosmetici francesi. Parigi infatti assorbe quasi tutto l’export. A seguire fra marchi export oriented ci sono l’Aceto Balsamico di Modena (esportato per il 92%) e il pomodoro campano San Marzano (che all’80% va all’estero). Ma è chiaro che ci sono ampi margini di sviluppo tanto in alcune grandi Dop quanto per il settore nel complesso».
Ma serve un salto di qualità nella lotta alle contraffazioni
L’export quindi è la frontiera più promettente per lo sviluppo del food a denominazione d’origine. Tuttavia una crescita all’estero va accompagnata da un rilancio delle azioni di tutela in chiave anti contraffazione. «Da quando la normativa Dop fu varata, nel lontano 1992 – ha spiegato il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania – sono stati compiuti importanti passi avanti sotto tutti i profili. Sia cioè sotto l’aspetto dello sviluppo e delle ricadute economiche del settore sia sul piano della lotta alla contraffazione. E oggi è completamente cambiato anche l’approccio che le nostre forze di polizia hanno al fenomeno come testimoniato dal rilevante numero di sequestri effettuati negli ultimi mesi. Sono convinto che in quest’ottica un contributo significativo verrà anche con le norme Ue recentemente approvate con il “Pacchetto qualità” che contengono importanti novità giuridiche proprio per contrastare il fenomeno dei falsi e dell’agropirateria».
Solidarietà a denominazione d’origine
Infine, un dato significativo sulla “solidarietà Dop” è stato reso noto dallo stesso segretario della Fondazione Qualivita, Mauro Rosati: «Parmigiano reggiano, Grana padano e Aceto Balsamico di Modena, ben 4 milioni di famiglie italiane nei mesi scorsi hanno acquistato prodotti alimentari dell’Emilia Romagna provenienti delle zone terremotate. Un altro primato tutto made in Italy».
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