Dal primo giugno ha fatto la sua comparsa ufficiale un nuovissimo logo : “Japan Geographical Indication – GI”. Se infatti i negoziati di libero scambio UE-Giappone vanno a rilento, un effetto l’hanno già avuto: Tokyo si è convinta dell’importanza delle indicazioni geografiche tipiche e ha approvato una prima organica legislazione appena entrata in vigore. Una strategia coerente con il tendenziale passaggio storico dell’agricoltura nipponica dai sussidi ai prezzi interni alla promozione dell’export, nel quadro di un tentativo di rivitalizzazione delle declinanti regioni rurali.
«E’ un passo avanti che apprezziamo, ma per gli aspetti internazionali ci attendiamo di più», afferma Cecilia Malmstrom, la svedese Commissaria al commercio della UE. Ad esempio, le nuove normative non coprono i settori vino e birra, che stanno molto a cuore agli europei. Malmstrom è arrivata a Tokyo prima degli altri leader europei per il vertice bilaterale di fine maggio, concedendosi una levataccia turistica per assistere all’asta dei tonni nel mercato del pesce più grande del mondo (Tsukiji). «Un modo per prepararmi agli incontri al ministero dell’Agricoltura e Pesca», scherza.
Ma anche lo stesso ministro degli Esteri Fumio Kishida le ha chiesto che la UE tolga al più presto, in base alle risultanze scientifiche, le restrizioni in atto alle importazioni di prodotti alimentari giapponesi, in particolare di quelli della provincia di Fukushima post-incidente nucleare del ton. La risposta è stata che una revisione di queste limitazioni è appunto in corso e una decisione sarà presa in relazione ai riscontri tecnici. Tokyo ha deciso di denunciare in sede Wto le re strizioni, allargate ai prodotti alimentari dell’intero Tohoku (Giappone settentrionale), in vigore in Corea del Sud (problemi analoghi li ha con Taiwan).
Fonte: Il Sole 24 Ore