Il Ddl. Chiuse le votazioni in commissione alla Camera. Dote da 1 miliardo in due anni, resta il travaso dai fondi per le start up. Il Mimit potrà acquisire nomi storici e affidarli ad altre imprese, anche straniere.
Il disegno di legge per il made in Italy supera la prima fase parlamentare senza stravolgimenti. La commissione Attività produttive della Camera ha chiuso le votazioni, oggi sarà dato mandato ai relatori e il testo viaggerà blindato verso l’Aula e poi al Senato dove sembra scontato il ricorso alla fiducia da parte del governo. Scelta obbligata se l’esecutivo vuole chiudere tutto entro dicembre salvando così i 700 milioni di copertura sul 2023 del Fondo nazionale del made in Italy, battezzato dalla maggioranza come Fondo sovrano italiano.
I 700 milioni arrivano da residui del Patrimonio destinato della Cdp mentre i restanti 300 milioni, caricati sul 2024, saranno prelevati dal Fondo nazionale per l’innovazione quindi dalle risorse per il venture capital gestite da Cdp Venture. A niente sono servite le proteste del mondo delle start up innovative per questo travaso di risorse: in commissione non sono passate proposte per rivedere la copertura. Un ulteriore miliardo dovrà arrivare da privati e investitori istituzionali.
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È davvero lunga la lista dei microfondi stanziati con il provvedimento nella versione base: 3o milioni per progetti di tracciabilità basati sulla blockchain, lo milioni per l’organizzazione delle fiere, lo milioni per i mercati rionali, 15 milioni per le imprese femminili, 9 milioni per i voucher alle imprese che investono sulla proprietà industriale, 25 milioni per la filiera legno-arredo, 15 milioni per il settore delle fibre tessili naturali e provenienti da processi di riciclo, 4 milioni per la protezione nel mondo delle indicazioni geografiche italiane agricole, alimentari, del vino e delle bevande spiritose; 4 milioni al Fondo per i distretti del prodotto tipico italiano; 2 milioni per promuovere il consumo all`estero di prodotti agroalimentari nazionali di qualità, 5 milioni per applicazioni tecnologiche nel campo del metaverso; 6 milioni per le imprese culturali e creative (un emendamento ha incluso anche i lavoratori autonomi) che saranno iscritte a un apposito albo presso il ministero della Cultura.
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Fonte: Il Sole 24 Ore