La Repubblica – Firenze
Sarà, la prossima, la prima vendemmia cinese che si sia mai fatta in Chianti. Circa un anno fa You Yi Zhu approdò in mezzo alla Toscana e non gli dispiacque. Era uomo d’affari abituato a viaggiare il mondo, desideroso di investire e interessato al vino. Adesso è uno dei 580 soci del Consorzio Chianti Classico DOP, pronto a sperimentare la prima vendemmia dell’azienda che ha comprato per circa due milioni: la tenuta Casanova-LaRipintura a Greve, 8 ettari di cui 5 di vigneto, uno di uliveto e il resto a bosco, più la fattoria e due case adibite a agriturismo. «Un’azienda medio piccola», come spiega il direttore generale del Chianti Classico, Giuseppe Liberatore, in grado di produrre mediamente 400 quintali di uva
e 50 mila bottiglie da spedire per lo più in Cina. Al consorzio ricordano che il vino va alla grande tra la nuova classe ricca cinese, educata soprattutto dai francesi che, precedendo l’Italia, sono là da una quindicina d’anni. «Tanto che ormai la Cina è costellata di vigneti e è entrata tra i principali produttori di vino nel mondo, solo dopo Francia e Italia che si contendono il primato e la Spagna, ma prima dei californiani e dei sudamericani», dice Liberatore che spiega anche come in Cina una bottiglia di vino sia considerata «un grande regalo».