La guerra degli agrumi fa strage di alberi nel Tarantino e pare non avere fine. Nei campi la disperazione degli agricoltori si mescola alla rabbia. L’atmosfera è infernale: le clementine e le arance non rappresentano più una fonte di reddito e finiscono al macero.
«In questi giorni in tanti mi hanno chiesto cosa si provi ad espiantare un agrumeto. I miei alberi avevano 60 anni, producevano clementine Igp, li avevo ereditati da mio padre. Il senso di impotenza che mi ha portato a questa decisione è grande, la sofferenza per aver dovuto sradicare i miei alberi di più. Ma non avuto scelta. Quando si sommano le campagne negative in cui i prezzi sono così bassi, per un imprenditore agricolo la scelta è obbligata. Ho dovuto scegliere di cambiare tutto». E la denuncia di Vincenzo Stellaccio, agrumicoltore di Palagiano, che ha dovuto distruggere un agrumeto di 180 ettari di clementine Igp del Golfo di Taranto.
«I prezzi della campagna ormai chiusa – racconta Stellaccio – sono troppo bassi. Non conviene raccogliere gli agrumi e in queste condizioni non è più possibile andare avanti». Il consumo di agrumi è sceso sotto i 15 chili a persona l’anno, per effetto di una diminuzione che, negli ultimi 15 anni, varia da oltre il 20 % per le arance ad oltre il 50 % per le clementine. Un trend che ha effetti pesanti sui piani economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dai punti di vista ambientale e della salute dei consumatori. È necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni.”
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno