Una pianta ornamentale. Così veniva considerato il pomodoro in Europa nel XVI secolo. Da allora, il “pomme d’ amour”, originario dell’America Centrale e arrivato a noi grazie ai conquistatori spagnoli, ne ha fatta di strada. Passato, pelato, concentrato, inscatolato, imbottigliato, o semplicemente “nature”, è tra i prodotti principe della tradizione italiana. Non a caso, il nostro Paese, che ospiterà dall’8 all’ 11 giugno, a Sirmione sul Garda, il World Processing Tomato Congress, figura al secondo posto, nella graduatoria mondiale per la produzione e trasformazione.
La Repubblica
Inserito per la prima volta nell’Ottocento nei trattati gastronomici europei, tra cui l’edizione del 1819 del “Cuoco Galante” a firma dello chef di corte Vincenzo Corrado, il pomodoro è da sempre ingrediente fondamentale di due piatti simbolo della cucina italiana: la pasta e la pizza. La trasformazione industriale si avvia, in Italia, nella seconda metà del 1800, principalmente attorno a due poli, quello di Parma e quello di Napoli, con lo sviluppo parallelo dell’industria di produzione dei macchinari per la trasformazione.