Nei giorni scorsi si è svolto un incontro a Palermo che ha visto da un lato i sindaci dei comuni interessati e dall’altro l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera. “Siamo a soli due anni dall’annus horribilis della nostra agricoltura, – dichiara il sindaco di Pachino, Roberto Bruno – c’è il rischio che quanto avvenuto nell’inverno 2016 possa ripetersi, quando registrammo il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli, in particolare del pomodoro”.
Quando l’ortofrutta va in crisi di prezzo (ai produttori viene pagato a 1,20, massimo 1,40 centesimi) a Pachino, capitale del pomodoro IGP, sono in tanti a tremare. Qui la coltivazione dell’oro rosso costituisce la colonna portante dell’economia locale. I tempi belli in cui il comparto tirava alla grande, creando ricchezza e posti di lavoro, sono lontani. Tra i temi sul tavolo dell’assessorato regionale c’è l’avvio di controlli serrati, sia ai porti interni di arrivo dei prodotti (Pozzallo, Catania, Palermo e Trapani) sia in ambito europeo, con verifiche rigorose nei principali centri di arrivo e commercializzazione dei prodotti di provenienza africana, esistenti in Spagna (Almeria) e nel sud della Francia. I sindaci hanno chiesto la riattivazione a Roma, al Ministero dell’Agricoltura, del tavolo sulla crisi del Pomodoro di Pachino IGP, facendo partire anche il confronto con la Grande distribuzione organizzata (Gdo) ed altre importanti centrali di acquisto in grado di assorbire, a prezzi dignitosi, i prodotti agricoli siciliani. La parola d’ordine è “azione congiunta e tempestiva” per dare un segnale certo agli agricoltori.
Sul crollo dei prezzi del pomodoro, interviene Salvatore Chiaramida, direttore del Consorzio di Tutela della IGP Pomodoro di Pachino. La sua analisi guarda soprattutto all’aspetto organizzativo del comparto. “Dispiace dirlo – afferma Chiaramida – ma purtroppo non c’è da meravigliarsi del crollo dei prezzi vista la disorganizzazione che nel nostro comparto regna sovrana. Fino a quando i principali operatori del nostro settore non decideranno di sedersi seriamente attorno a un tavolo per parlare concretamente di concentrazione dell’offerta e di programmazione della produzione, sarà sempre peggio”. Il direttore del Consorzio di Tutela della IGP Pomodoro di Pachino guarda alla realtà europea, soffermandosi sui Paesi competitors dell’Italia. “Siamo anni luce distanti sia dalla Spagna che dall’Olanda – prosegue Chiaramida – che negli anni hanno conquistato sempre più fette di mercato a livello europeo, proprio perché si sono programmati adeguatamente per tempo. La nostra realtà, mi riferisco al comprensorio agricolo di Pachino e Portopalo di Capo Passero, pur avendo tutti i requisiti del caso, dal prodotto di qualità al marchio riconosciuto, se non si organizza come si deve dal punto di vista produttivo e commerciale, è destinata sempre a soffrire ed indietreggiare. Non si possono affrontare le sfide che un mercato sempre più globalizzato impone, come facciamo noi, alla chetichella”.
Un’analisi che trova d’accordo l’assessore regionale Edy Bandiera. “Scarsa concentrazione di prodotto e altrettanto carente programmazione sono due talloni d’Achille del comparto agricolo siciliano – dichiara l’esponente del governo regionale – ed è per questo che urge una rimodulazione come quella che stiamo facendo con il Psr e i nuovi bandi settoriali. Si punterà sulle Op, le organizzazioni di produttori, spingendo chi è fuori ad entrarvi e le altre Op ad unirsi tra loro. Nell’ambito della commercializzazione del prodotto di qualità che esce dai nostri territori siamo molto deboli».
Fonte: La Sicilia
SCARICA L’ARTICOLO STAMPA COMPLETO