Il presidente Lentinello: “Consorzio strumento primario per fronteggiare insieme le sfide del mercato globale”
Siamo nel lembo estremo dell’Italia (e dell’Europa). Qui, dove si incontrano i due mari, Jonio e Mediterraneo, soggiorna il sole per più ore di luce all’anno. Ed è proprio grazie all’acqua salmastra e alla luce che nasce il Pomodoro di Pachino IGP. Pachino è un piccolo Comune di circa 22 mila abitanti, ma è molto conosciuto perché il suo nome nell’immaginario collettivo è associato a un pomodoro, in particolare alla varietà del ciliegino, piccolo e rosso. Il Consorzio vigila sul marchio IGP fin dalla sua costituzione, il 31 agosto del 2002.
In realtà sono cinque le tipologie che rappresentano il Pomodoro di Pachino IGP con un vasto ventaglio di sfumature organolettiche: il ciliegino è di certo quella a cui si deve la maggiore notorietà del nome “Pachino” per la sua maggiore penetrazione nel mercato e la sua immediata riconoscibilità; ad affiancarlo però ci sono anche il tondo liscio nella sua varietà a frutto singolo e a grappolo e il costoluto, pomodoro dalla forte colorazione verde brillante, che si riconosce proprio dal suo “baffo”, ovvero dai raggi verdi che si diramano dal picciolo sulla superficie, segnata da coste che racchiudono una polpa molto saporita e soda. Da gennaio 2017 è stato riconosciuto il marchio IGP anche per le tipologie Plum e Mini-Plum, il cosiddetto datterino, particolarmente gradito anche ai più piccoli per la sua dolcezza spiccata. Ciascuna tipologia, sia quelle invernali come il tondo liscio e il costoluto, che quelle presenti 12 mesi all’anno come il ciliegino e il datterino, rappresentano l’eccellenza del gusto grazie alle qualità pedoclimatiche uniche del territorio di produzione. Pachino, infatti, è il Comune con maggiore ore di luce dell’Europa con oltre 6.000 megajoule all’anno per metro quadrato, secondo una ricerca Enea; a compiere il miracolo pensa poi l’acqua salmastra proveniente dalle falde acquifere vicino al mare che viene assorbita dalle piante e tramutata in zucchero, assicurando al pomodoro di Pachino IGP oltre al suo gusto inconfondibilmente dolce e pieno, un’alta concentrazione di licopene anti ossidante che favorisce la proliferazione cellulare nel corpo umano in grado di agire sulle infiammazioni alla prostata, sul carcinoma polmonare, dell’esofago, dello stomaco, del pancreas, della cervice e della mammella. Oggi il Consorzio riunisce le maggiori aziende produttrici del comprensorio pachinese ed è un importante punto di riferimento per tutta l’economia agricola dell’estrema parte sud orientale siciliana. Per raccontarvi meglio delle attività del Consorzio abbiamo intervistato il presidente, Salvatore Lentinello.
Presidente, quali sono i trend di crescita del marchio Pomodoro di Pachino IGP?
Siamo in un momento intenso, in cui i numeri ci indicano che il nostro prodotto è molto apprezzato sulle tavole dei consumatori e che, soprattutto, l’attività intensa di informazione che da anni portiamo avanti ha innescato un processo di consapevolezza. Le aziende che fanno parte del Consorzio sono 103. L’attuale valore alla produzione stimato è di oltre 12 milioni euro. Il lavoro del Consorzio di tutela del Pomodoro di Pachino negli ultimi 5 anni ha fatto segnare una crescita del +142% della produzione e del +174% del valore del prodotto, portando l’eccellenza rossa di Pachino ai vertici tra i prodotti DOP e IGP siciliani e al 5° posto tra gli ortofrutticoli IG italiani. Abbiamo ancora ampi margini di crescita sull’export, che al momento è un risicato 0,5%. A incidere è il tessuto imprenditoriale spesso frammentato o di piccola dimensione, oltre alle difficoltà legate alla logistica di un per crescere è la fornitura di prodotto per la trasformazione, attualmente attestata intorno al 10%.
Quali sono gli obiettivi su cui il Consorzio è più impegnato attualmente?
La missione del Consorzio è quella prevista dallo Statuto: contrasto ai numerosi tentativi di contraffazione su scala nazionale e di monitoraggio all’interno della filiera per garantire una produzione qualitativamente alta, mediante l’applicazione del disciplinare di produzione. Accanto alla tutela e salvaguardia del brand ci occupiamo della promozione attraverso iniziative di comunicazione sulla carta stampata e sul digitale. Da qualche anno, in particolare, il lavoro di tutela e valorizzazione del prodotto passa attraverso una corretta informazione, che chiarisca l’equivoco comune del nome “Pachino” utilizzato in maniera scorretta per indicare una varietà di pomodoro e non il paese di produzione da cui il pomodoro proviene. Questo ovviamente fa la differenza: se “Pachino” fosse infatti una varietà di Pomodoro, sarebbe riproducibile ovunque. E invece la sua connotazione territoriale lo rende unico e irripetibile. Anche l’attività di controllo ci tiene parecchio impegnati: nel 2017 sono state eseguite circa 230 verifiche per garantire il controllo di tutta la filiera, 25 delle quali sono sfociate in richiami o denunce di attività non conformi.
Qual è il valore aggiunto del Consorzio in un momento in cui l’economia è sempre più globale e fluida?
Il Consorzio di tutela rappresenta lo strumento più importante per fronteggiare le difficili scommesse di un mercato globale, verso il quale il singolo produttore non ha alcun potere contrattuale. Proprio per questo abbiamo lanciato in estate il “progetto produttori”, invitando ad aderire al Consorzio e facilitando l’ingresso con l’abbattimento dei costi. Inoltre potersi fregiare di un marchio come l’IGP, in un momento di confusione commerciale legato alla globalizzazione, permette di legare un prodotto ad un preciso areale geografico, che poi è quello che chiede oggi il consumatore.
A cura di Geronimo Nerli
Fonte: Consortium 2018/02