La richiesta dell’IGP per il Pomodoro Pelato di Napoli riaccende la tensione fra Campania e Puglia, si schierano anche i governatori Vincenzo De Luca e Michele Emiliano
Dopo aver ottenuto il via libera dal Ministero dell’agricoltura, questa settimana è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il disciplinare per l’ottenimento del marchio europeo di indicazione geografica protetta per il “Pomodoro pelato di Napoli IGP” sostenuto dall’Anicav, l`associazione nazionale delle industrie conserviere che ha sede proprio nel capoluogo campano ed è guidata dal salernitano Antonio Ferraioli.
Appena letta la Gazzetta ufficiale, mentre a Napoli festeggiavano, in Puglia sono incominciate a partire le prime proteste con l’assessore dell’agricoltura della giunta Emiliano, Donato Pentassuglia che ha subito promesso: “La levata di scudi sarà netta” in difesa del pomodoro prodotto nella provincia di Foggia, dove si “concentra il 90% della produzione nazionale del pomodoro lungo”. Ci sono 60 giorni per fare opposizione, ma l`assessore pugliese ha annunciato che “non ci sono dubbi, lo faremo, il fascicolo è quasi istruito” mentre anche il gruppo della Lega in consiglio regionale ha presentato una mozione che “impegna la Giunta ad attivarsi nelle forme di legge per proporre un’opposizione documentata al fine di impedire l`illegittimo utilizzo del marchio IGP, così come richiesto dal comitato promotore”.
Dalla Campania però, rispondono subito alle rimostranze pugliesi con Ferraioli che fa notare che la denominazione IGP “non riguarda assolutamente la materia prima ma il prodotto trasformato, appunto il pomodoro “pelato”. Per questo motivo non si fa alcun riferimento alla provenienza del pomodoro fresco, che tutti sanno venire per la maggior parte dalla Puglia” e con il direttore generale dell`Associazione Giovanni De Angelis che puntualizza che in Campania “viene trasformato oltre l’80% del pelato lungo”.
Certo, che la pubblicazione del disciplinare sia avvenuta subito dopo che la pugliese Teresa Bellanova ha lasciato la guida del ministero dell’Agricoltura, ha alimentato sospetti in entrambe le regioni, che già dal 2017 si sono scontrate, in quel caso sulla mozzarella. Allora le parti erano invertite, con la Puglia che aveva chiesto la DOP per la Mozzarella di Gioia del Colle e la Campania alzò le barricate per difendere quella di Bufala Campana, allora unica con il marchio europeo. Con il governatore De Luca che derideva: “Mi dispiace per gli amici pugliesi ma non possono andare oltre la burrata”. E il suo collega pugliese Emiliano che gli rispondeva: “La cosa migliore è invitare il presidente De Luca a farsi una bella mangiata di mozzarelle in Puglia così si rende conto che – oltre alle burrate che sono una esclusiva pugliese perché loro non ci riescono a farle almeno buone come le nostre, e consiglio quelle di Andria – le nostre mozzarelle sono perfettamente all`altezza di quelle campane”.
A dicembre dell’anno scorso il prodotto pugliese alla fine l’aveva spuntata e proprio la Bellanova annunciava che “con la mozzarella di Gioia del Colle DOP si riconosce la qualità di uno straordinario prodotto pugliese, inimitabile, che rappresenta una storia produttiva ed economica, e una rilevante occasione occupazionale per quelle comunità pugliesi”. Ora la disfida si ripete, ma questa volta a fare da arbitro ci sarà il triestino Stefano Patuanelli.
Fonte: il Messaggero