Il Mattino
«Quest’anno i caratteristici pomodorini del Piennolo si conteranno sulle dita di una mano». E’ amareggiato Giovanni Marino, presidente del Consorzio di tutela del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, prodotto che ha ottenuto il marchio dop qualche anno fa. La bomba d’acqua che si è abbattuta sul territorio della provincia di Napoli nel pomeriggio di lunedì ha danneggiato seriamente le coltivazioni di pomodorino del piennolo, al punto che centinaia di imprenditori e tutti i loro dipendenti, da ieri, sono praticamente fermi
Intanto si contano i danni. I numeri sono impietosi e li indica lo stesso Marino: sarebbe stato distrutto il 70% del totale della produzione, ma in alcuni casi è finito sotto la grandine l’intero raccolto. Sono 20 gli ettari, in tutta l’area vesuviana, coltivati a Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, ma fuori dall’area protetta ce ne sono altri duecento. Lo stesso calcolo va fatto per gli imprenditori agricoli: 30 quelli che hanno aderito al consorzio di tutela, ma almeno 300 quelli che comunque svolgono la loro attività sul territorio vesuviano. Peraltro, la bufera di lunedì ha devastato anche le colture di albicocco e di uva catalanesca, pronta ad essere vinificata come «Catalanesca del Monte Somma Igt». Trai Comuni più colpiti ci sono Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, Cercola, Massa di Somma, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano. Una situazione difficile, alla quale i rappresentanti del consorzio vorrebbero far fronte con l’aiuto della Regione e del Governo centrale.