“Scontro nella Ue fra Parlamento, Consiglio e Commissione”. Regioni rischiano i fondi.
PAC si PAC no. In questi giorni l’approvazione della riforma della politica agricola comune, la più importante politica dell’Unione europea, sembra allontanarsi dall’iniziale obiettivo di concludersi entro il 2013. A confermare i dubbi anche le parole del Presidente della commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, che dice: “ il ritardo della PAC è un’ipotesi da prendere in considerazione visto come stanno andando le cose”. Ma come stanno le cose e quali sono le motivazioni del possibile rinvio?
La dilatazione dei tempi sembra essere dovuta a diversi fattori, in primis quelli economici, ma non solo. Una prima incertezza riguarda infatti le risorse da attribuire alla nuova PAC, non ancora decise perché a non essere ancora stato definito é l’intero bilancio dell’UE e quindi le prospettive finanziarie per il prossimo periodo di programmazione 2014-2020. La questione è ancora in fase di negoziazione in seno al Consiglio e le polemiche e le discussioni non mancano. Da ultimo, la recentissima proposta della presidenza cipriota dell’UE di effettuare tagli al bilancio comunitario per 50 miliardi di euro, e quindi una diminuzione totale delle spese, che per la PAC corrispondono ad una diminuzione di risorse di 8,8 miliardi di euro in sette anni. Una proposta che ha subito scatenato la reazione delle altre istituzioni europee.
La Commissione europea, che è contraria a rivedere al ribasso il livello totale di spesa da essa proposto, ha espresso la sua contrarietà. “Siamo contro la proposta cipriota che contrasta nettamente con quella presentata dal Parlamento europeo”, sostiene l’On. Paolo De Castro, unendosi a quanto già dichiarato dagli eurodeputati della commissione bilancio del Parlamento europeo, relatori per le prospettive finanziarie. A questo punto i negoziati entrano nel vivo, cercando di giungere ad un accordo in occasione del Consiglio europeo straordinario dei capi di stato e di governo convocato per i prossimi 22 e 23 novembre. Se così fosse, e tale è l’auspicio, allora potrà prendere avvio la discussione operativa per giungere nel corso della prima metà del 2013 ad adottare le prospettive finanziarie. Ma considerando che queste poi dovranno tradursi in direttive e regolamenti, la probabilità che la PAC possa essere adottata nei tempi previsti è realisticamente remota.
La questione inoltre non è solo finanziaria. L’accordo sul testo della riforma sembra ancora non esserci, e stavolta la disputa non è tra i due co-legislatori, Parlamento europeo e Consiglio, ma con la Commissione. “Il Parlamento europeo è pronto, la commissione agricoltura e sviluppo rurale, voterà la propria controproposta alla Commissione entro la fine dell’anno o al massimo durante la sessione del 23 e 24 gennaio 2013”, afferma l’On. De Castro, facendo capire che l’Assemblea ha espletato la propria funzione legislativa in merito, prendendo atto della proposta della Commissione, proponendo e sottoponendo gli emendamenti, rivedendo la proposta iniziale, giungendo a posizioni concordanti con il Consiglio dell’UE.
Divergenze dunque sussistono solo con la Commissione, che non intende smuoversi dalle posizioni iniziali. Un atteggiamento piuttosto rigido quello del Commissario Dacian Ciolos che continuando a non voler accogliere le richieste di Parlamento e Consiglio, rischia di generare un vero e proprio impasse, piuttosto che essere la guida del raccordo politico tra i due co-legislatori, come invece dovrebbe essere. Anche perché considerando i diversi orientamenti da parte degli Stati membri sulla PAC, non è escluso che questa non possa rappresentare nuovamente il pomo della discordia, come ai tempi del Generale De Gaulle. L’Italia ha già affermato che continuerà a sostenere l’importanza di una politica agricola comune solida, ma solo a patto di non dover subire ulteriori tagli e quindi continuare a beneficiare meno di quanto contribuisce allo sviluppo di tale politica.
Intanto arriva la cattiva notizia della possibile perdita di 426 milioni di euro assegnati all’Italia dalla UE per realizzare otto programmi di sviluppo rurale che devono essere spesi entro il 2012. Liguria, Sardegna, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Molise’, e più in particolare Sicilia, Campania e Puglia ancora non lo hanno fatto.