Parma, cuore della Food Valley, naturale punto di incontro per un dialogo internazionale che mette al centro qualità, tradizione ed innovazione. Una posizione di prestigio, riconosciuta dalla prima edizione di Origo Global Forum, evento internazionale dedicato alle sfide ed alle opportunità del sistema delle indicazioni geografiche europee.
Promosso su iniziativa del ministero delle Politiche agricole, della Regione, dell’Unione Parmense degli Industriali e di Fiere di Parma, Origo ha riunito ieri nella sala Ipogea dell’Auditorium Paganini oltre 300 rappresentanti delle reti europee ed internazionali del settore legandosi peraltro a Cibus Connect, la kermesse che si inaugura quest’oggi e dedicata alle relazioni di business B2B.
Uno studio condotto da Ismea e Fondazione Qualivita sulla ricaduta del valore economico delle filiere DOP IGP nelle province italiane, conferma nel comparto agroalimentare la leadership di Parma, Modena e Reggio Emilia. Dai dati, diffusi in occasione della prima giornata di Origo Global Forum, emerge inoltre come l’Italia mantenga il proprio primato, a livello mondiale, nel settore delle produzioni certificate DOP IGP e STG, con 814 eccellenze capaci di dare notevole impulso alle esportazioni, il cui trend positivo sfiora addirittura la doppia cifra (+9,6%).
“Con la questione Russia, che ha risposto con l’embargo alle sanzioni imposte dall’Europa, il comparto agroalimentare ha pagato un conto salatissimo – ha sottolineato Paolo De Castro, vicepresidente della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo – mi auguro che alla fine prevalga il dialogo, perché il mercato statunitense esprime una quota rilevante del nostro export. Il futuro delle indicazioni geografiche? Per quanto concerne l’Ue, la strada è tracciata: obbligando gli Stati membri a ritirare i prodotti dagli scaffali, in presenza di un’usurpazione di nomi, si è agito ad esempio sul versante del rafforzamento delle tutele. E questo mi sembra un ottimo segnale”.
Diminuisce la spesa settimanale delle famiglie italiane per il cibo, precisamente di 2,5 chili. Si tratta del minimo storico da 10 anni accompagnato, però, da una crescente attenzione alla qualità e alla sostenibilità ambientale e sociale e a una nuova attenzione ai prodotti marchio DOP IGP
Fonte: la Gazzetta di Parma