Nel mese di maggio la suinicoltura ha registrato una timida ripresa (redditività in crescita del +1,1% e prezzi medi alla Borsa merci di Modena in aumento del +3,1%), ma lo scenario rimane ancora teso. Al punto che al Tavolo della suinicoltura, convocato nei giorni scorsi a Brescia dal Mipaaf arriva una proposta articolata in cinque punti per tamponare le falle di una filiera che da anni non trova la via del decollo.
Come per il latte, il modello rimane la Francia “con il Label Rouge a costituire un marchio ombrello per garantire al consumatore l’italianità al 100% del prodotto”, anticipa Luca Bianchi del Mipaaf. È lo stesso ministro Maurizio Martina a indicare le strategie: “Puntiamo a confermare la compensazione Iva per le carni suine anche il 2017 e ad ampliare e semplificare le procedure sulla moratoria dei debiti degli allevatori con il pagamento diretto degli interessi dei mutui sostenuti. Allo stesso tempo ci confronteremo sulla creazione di un marchio unico nazionale che aiuti a valorizzare i tagli di carne suina italiana non utilizzati per la produzione di prosciutti DOP. Lavoreremo per sostenere l’export, infine, promuoveremo campagne di comunicazione e promozione“. Un progetto che ha ambizioni di operatività rapide, tanto che il prossimo Tavolo interprofessionale sarà convocato a Roma entro la fine di luglio.
Soddisfatta delle proposte la filiera, che condivide una linea rivolta sia ad alleviare le pressioni del credito che a differenziare il prodotto italiano. “Devono essere gli allevatori a poter gestire di più le proprie carni, cosa che finora non è avvenuta”, commenta Giovanna Parmigiani, responsabile della Federazione nazionale dei suini di Confagricoltura. In ballo ci sono due progetti mirati a identificare la carne suina 100% Made in Italy. Uno di questi, denominato Italico, coinvolge Coldiretti, alcuni macelli e il Consorzio di tutela del Prosciutto di San Daniele DOP: “Per la certificazione ci basiamo su dati che raccogliamo già come filiera DOP del circuito del Prosciutto di San Daniele DOP, con maiali nati e allevati in Italia — specifica Mario Emilio Cicchetti, direttore del Consorzio — e identificheremo inizialmente 450 allevamenti, con la prospettiva di coprire tutta la produzione del San Daniele, che è di 2,8 milioni di cosce stagionate all’anno”.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Agrisole