Le perdite delle filiere nazionali della pera superano i 340 milioni di euro. Il frutto simbolo del territorio rischia di venire estirpato dai suoi stessi produttori
C’è un ombra minacciosa che si aggira nei frutteti d’Italia, per ora nessuno è riuscito a neutralizzarla del tutto anche se si sono coalizzati produttori, associazioni, ministero, esperti del settore.
Una una task force completa. È la crisi della pera, un frutto che può essere considerato ambasciatore del nostro Paese sulle tavole d`Europa e che rischia, se non l`estinzione, una drastica riduzione produttiva, peraltro già in atto, e il sorpasso da parte delle importazioni.
La crisi è profonda e coinvolge soprattutto le grandi aree frutticole del Nord, ma soprattutto l`Emilia Romagna che con le province di Modena, Ferrara, Bologna e Ravenna realizza il 56% del prodotto nazionale attraverso una superficie di 13mila 610 ettari.
La pera si salverà? Tutti sperano, lo sforzo collettivo non manca, ma nessuno ha risposte certe e la prognosi per ora rimane riservata. Soffre l`Emilia Romagna, ma non ridono nemmeno Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia.
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«Nel 2023 – afferma Davide Vernocchi – la produzione ha registrato un crollo del 75% rispetto al 2018, ma la crisi viene da lontano perchè in 12 anni il calo delle superfici coltivate ha avuto un crollo del 35%. Dodici anni fa si producevano in Italia 926mila tonnellate di pere mentre nell`anno appena chiuso la lancetta si è fermata a 180 mila tonnellate. Eppure l`Italia rimane ancora il top player europeo. Il governo ha messo a disposizione 10 milioni di euro ma non sono sufficienti, se si vuole salvare il settore bisogna intervenire ancora perchè va tenuto presente che il calo strutturale continua da anni e sono andati perduti 15 mila ettari».
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Fonte: QN – Economia e Lavoro