Il Sole 24 Ore
Per l’agroalimentare made in Italy è un grande mercato in crescita (le esportazioni, +7,7%, valgono 323 milioni di dollari). Ma la Cina resta un Paese dalle molte incognite, anche sul versante della normativa sulla sicurezza alimentare. «Fino a quando Pechino non renderà pubbliche le proprie procedure di analisi e i limiti tollerati di sostanze nocive – dice Lorenzo Morelli, preside della facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza – l’ingresso in quel grande mercato continuerà a essere difficile». A Piacenza l’ateneo ha ospitatoieri Chu Xiaogang, massima autorità cinese in tema di controlli della qualità e della sicurezza degli alimenti.
Presiede infatti la Chinese academy of quality supervision,inspection e quarantine, conosciuta per aver messo a punto tecniche innovative per individuare residui di pesticidi e altre sostanze nocive. Il gigante asiatico sta ancora lavorando sugli standard internazionali in un confronto al quale si presenta senza accettare unsemplice adeguamento.