Nonostante una buona ripresa dei consumi e gli 8 miliardi di esportazioni nel 2022, il settore si trova ad affrontare un anno pieno di incognite tra le polemiche sulle etichette e il rialzo di un altro 20% del prezzo del materiale per le bottiglie
Bicchiere di vino del 2023? Mezzo pieno e mezzo vuoto. Come è stato nel 2022. Così il Wine Monitor, l’Osservatorio dedicato al mercato del vino di Nomisma, fotografa due anni difficili che, tra coda della pandemia e guerra in Ucraina, sono in chiaro scuro.
“Il 2022 è stato un anno mezzo pieno – spiega Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma – sul trend dell’export e delle vendite nel canale della grande distribuzione in Italia hanno pesato diversi fattori come l’inflazione, il cambio euro dollaro e il rallentamento economico. Inoltre la forte ripresa del turismo ha fatto si che ci sia stata un’impennata di bottiglie di alto prezzo e di spumanti: infatti soprattutto per quest’ultima voce è cambiata l’abitudine d’uso e quello dello spumante è diventato un consumo che rimane costante tutto l’anno perché è legato al mondo dell’aperitivo e della convivialità”.
Anche il mutamento climatico ha avuto il suo peso (in positivo): “L’eccezionale prolungarsi dell’estate ha spinto i consumi fuori-casa per buona parte dell’autunno, trainati appunto dalla ripresa del turismo dopo gli anni più critici della pandemia. In particolare c’è stata una buona performance per quel che riguarda i nostri vini proprio al Sud che gode di un clima migliore, mentre c`è stato un calo delle vendite a volume nella grande distribuzione per oltre il 6% rispetto al 2021”.
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Fonte: Affari&Finanza – La Repubblica