Di fronte alle continue immagine che la tv ci propone sul disastro della piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico è difficile restare indifferenti.
Il senso di impotenza che viviamo si associa ad una crescente voglia di essere più ambientalisti e di rispettare la nostra terra. E di fronte a questa ritrovata (momentanea) sensibilità verde dell’opinione pubblica trova spazio e vigore il richiamo di Lester Russel, economista ed ambientalista attraverso il suo nuovo libro dal titolo ”Piano B 4.0 Mobilitarsi per salvare la civilità” dove afferma che il maggiore problema ecologico, economico e sociale del pianeta è la scarsità di cibo che potrebbe condurre al crollo della nostra civiltà. La crescita crescente della popolazione stimata intorno alle 210.000 persone in più al giorno, l’aumento del consumo di prodotti come carne ed uova, la riduzione delle risorse idriche, l’utilizzo dei biocarburanti sono le maggiori cause individuate da Russel che ci porterà a questa fine apocalittica. Non è la prima volta che sentiamo queste cose perchè richiami del genere sono noti da anni; rapporti FAO, Onu e tanti altri scienziati hanno analizzato in lungo e largo queste problematiche che sono reali veritiere e drammaticamente attuali. La riduzione delle CO2 per stabilizzare il clima, la limitazione della popolazione mondiale, la riduzione della povertà e la salvaguardia dei nostri sistemi di sostegno naturale rappresentano le uniche vie di uscita per l’economista americano, altrimenti la fine sarà certa. Di fronte a questi scenari ci accorgiamo sempre di più del ruolo centrale dell’agricoltura. Per questo motivo la vera scommessa sarà quella di elaborare una sintesi funzionale fra una visione agricola troppo localistica e conservatrice e quella industriale ed intensiva perché se esistono fonti energetiche alternative, non c’è una alternativa sulla sostenibilità e sicurezza alimentare. Il famoso slogan “Pensare globale ed agire locale” ritorna prepotentemente attuale.