Presidente Salvatore Palitta, quale effetto ha avuto nelle vostre imprese dell Pecorino Romano DOP la crisi del COVID-19?
“Il primo effetto del Coronavirus è stato quello di innescare un forte moto di solidarietà nel comparto, con i caseifici produttori di Pecorino Romano DOP che sono corsi in soccorso dei piccoli produttori dei prodotti freschi da tavola e si sono fatti carico anche del latte a loro destinato, trasformandolo nella DOP. Infatti, per via della chiusura delle principali filiere di consumo, i produttori del fresco in questo momento non avrebbero potuto sopportare il carico economico del ritiro e della trasformazione del latte. La pandemia ha fatto precipitare la produzione di prodotto fresco sia per le scelte di prodotti a lunga conservazione del consumatore sia per la chiusura degli Horeca e dei mercati rionali, dove il prodotto più fresco aveva un mercato molto forte. Le aziende agropastorali, hanno svolto regolarmente le loro attività. Il conferimento del latte ai caseifici ha proceduto con regolarità, pur con qualche ritardo derivante dalla necessità di adottare misure di prevenzione e contenimento. Anche le vendite nella GDO non hanno subito per ora rallentamenti, anzi parrebbe che in un primo momento vi sia stata una sorta di corsa agli accaparramenti di merce per paura di restare senza stock. Le vendite estere per ora non hanno mostrato particolari segnali, ma tutto sarà determinato dall’evolversi del mercato USA nei prossimi mesi. Si prevede da parte degli operatori un aumento della produzione a fine annata casearia fino a 300mila quintali, con un incremento della produzione del 15/20 % circa”.
Quale sarà l’attività/azione che il Consorzio pensa di mettere in atto per supportare le imprese nel mercato?
“Il nostro auspicio è che il sistema bancario si renda disponibile a sostenere i magazzini destinati alla lunga conservazione, per limitare l’immissione nel mercato di esagerate quantità del prodotto. Contemporaneamente, è indispensabile che le Regioni finanzino la produzione di formaggi pecorini freschi da destinare agli indigenti. In questo modo si ottengono tre risultati: si sostiene la ripresa della produzione del fresco, si aiutano famiglie bisognose e si crea un meccanismo virtuoso che, grazie all’impiego del latte in modo differenziato, assicura equilibrio al mercato. Infine, in questo momento è indispensabile rafforzare il sistema impresa, che affronterà un mercato che non è più quello conosciuto finora. Dobbiamo essere forti, creare un’aggregazione dell’offerta per poter entrare e farci valere in un sistema internazionale dove ogni Paese tenderà a proteggere e valorizzare il consumo di prodotti interni”.
Quale sarà l’attività/azione che il Consorzio pensa di mettere in atto per comunicare e informare il consumatore?
“Si può citare l’evento del 40esimo online che cade proprio nel mese di giugno e il proseguo delle attività promozionali già in campo alla ripresa della normalità”.
Quale opportunità potranno cogliere le imprese in questo cambiamento?
“Senz’altro creando le condizioni per le aggregazioni commerciali e per diversificare i prodotti, con tropologie innovative e speciali, penso agli snack per i più giovani o ai prodotti di montagna, frutto del lavoro di resilienza di alcune aree geografiche”.
Quale attività possono organizzare le imprese e il Consorzio per rilanciare anche il turismo nel territorio?
“Coinvolgendo le scuole alberghiere per diffondere la cultura gastronomica collegata al prodotto e le famiglie per un nuovo percorso di educazione familiare, considerato che il turismo sarà caratterizzato dalla spiccata territorialità, causa la pandemia”.
Fonte: Consortium 2020_02