L’assemblea del consorzio Parmigiano Reggiano DOP accoglie e ratifica tre punti di modifica al piano produttivo per il triennio 2017-2019, proposti dalla commissione del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che lo dovrà approvare entro l’anno, fra cui la trasformazione di 70mila quintali di latte in più. “Si tratta di osservazioni formali, che non mettono in discussione la struttura sostanziale del piano già approvato dall’80% dei produttori” spiega il vicepresidente del Consorzio Pietro Maria Gattoni.
“L’assemblea ha ratificato con la maggioranza del 93% dei presenti, velocizzando di fatto i passaggi formali, in modo che l’approvazione del piano possa dare anche maggiori certezze ai produttori”. Il primo dei tre adeguamenti riguardava un aumento del livello produttivo di 70.000 quintali di latte trasformabile, che arrivano quindi a 17.620.000 (circa lo 0,4% in più), recependo la crescita prevista nel precedente piano. Gli altri due punti, abbastanza tecnici, convertono sulla riduzione della trattenuta sulle vendite (da lasciare a riserva) dal 20% al 5% e sulla sfumata possibilità di acquisto temporaneo delle quote per i caseifici, che nella logica del consorzio era un modo per dare maggior tutela ai nuclei produttivi, ma che rimarrà appannaggio dei soli produttori. “La vera innovazione di questo piano – ricorda Gattoni – è stato di aver assegnato le quote ai produttori, riconoscendo in loro la vera base su cui costruire la qualità del Parmigiano Reggiano”.
La strategia del Consorzio di tutela per il triennio 2017-2019 punta, infatti, nuovamente e decisamente sulla regolamentazione della produzione e sulla valorizzazione delle quote latte trasformabile in Parmigiano Reggiano assegnate direttamente ai produttori. “Nonostante qualche difficoltà operativa, il valore delle quote è stato patrimonializzato dagli allevamenti ed i circa 18 milioni di quote valgono 350/400 milioni di euro a prezzo di mercato”. L’istituzione del registro si legò strategicamente alle possibilità concesse dal “Pacchetto latte” (che nel rispetto della libera concorrenza consente di programmare e gestire i volumi produttivi dei prodotti caseari di qualità) e avvenne nel momento in cui si andava verso la cessazione delle quote latte europee, con il con seguente azzeramento di un valore che sino a quel momento era in mano ai produttori.
Fonte: Gazzetta di Mantova