Il Parmigiano Reggiano DOP rappresenta il marchio più noto al mondo fra i prodotti a denominazione d’origine protetta nonché – secondo una recente indagine Ipsos – uno dei marchi nella “top ten” fra quelli ritenuti più affidabili dai consumatori italiani. Non è perciò un caso che sia anche il prodotto sul quale maggiormente si concentrano fenomeni di imitazione e a tentativi di fraudolente appropriazioni della denominazione. Una situazione alla quale il Consorzio ha risposto, negli ultimi due anni, con una controffensiva senza precedenti in termini di vigilanza, visto che in gioco sono gli interessi di 350 caseifici artigianali, 3.000 allevatori, migliaia di famiglie e di lavoratori impegnati in stalle, caseifici e aziende di confezionamento, stagionatura e commercializzazione.
I risultati, per molti aspetti, sono sorprendenti. Nella sola Unione Europea, nei primi dieci mesi del 2016 l’Ente di tutela ha messo in atto più di quaranta azioni di contrasto in sede stragiudiziale, amministrativa e di denunce che hanno portato a interventi d’ufficio da parte delle autorità competenti in otto Paesi europei. Più complessa, invece, la situazione in area extra UE, dove non esistono norme come quelle ottenute in ambito comunitario e, conseguentemente, si riscontra il maggior numero di quelle che rappresentano autentiche frodi per i consumatori e un danno per i produttori: USA in testa, con cinque interventi di diffida, seguiti dal Vietnam, Giappone e Argentina, ma anche Bolivia, Cina, Colombia, Ucraina.
“La lotta ai falsi – afferma il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti – è innanzitutto un atto di giustizia e di tutela rispetto ad interessi che coinvolgono allevatori, caseifici, aziende di confezionamento, ma rappresenta anche una delle prime forme di promozione dell’autentico Parmigiano Reggiano, perché ad ogni marchio o prodotto che il Consorzio fa ritirare, corrisponde l’orientamento di una parte dei consumatori ingannati verso il prodotto originale”.
Fonte: Il Sole 24 Ore