I nuovi dazi all’export che l’amministrazione Trump vuole imporre per compensare gli aiuti di Stato nella disputa tra Boeing e la rivale europea Airbus avrebbero un effetto totalmente controproducente, addirittura autolesionistico, per il mercato americano, se applicati al Parmigiano Reggiano. È quello che il Consorzio di tutela del re dei formaggi italiani, la nostra prima Dop sia per valore alla produzione (1,4 miliardi, che diventano 2,4 miliardi al consumo, per il 40% export) sia per brand awareness, sta mettendo nero su bianco nella nota tecnica che entro fin mese invierà alla United States Trade Representative (Ustr). Dove dimostrerà gli effetti deleteri del meccanismo di tassazione così come è stato congeniato. Deleteri non solo per i nostri 33o caseifici che producono il Parmigiano Reggiano e le 5omila persone coinvolte nella filiera italiana, che rischiano di veder sparire dall`8o al 9o% dell`export verso gli Stati Uniti, ma anche per i consumatori, i contribuenti e gli operatori della filiera distributiva degli Stati Uniti. È un’analisi asciutta a suon di numeri, quella che fa il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, delineando i due scenari possibili che si aprono, partendo dall’attuale situazione: oggi gli Usa valgono 10.439 tonnellate di prodotto originale e sono il secondo mercato per l’export di Parmigiano Reggiano (dietro alla Francia con 11.333 tonnellate) per un controvalore di circa 130 milioni che va ai produttori italiani. «Al netto dei dazi di Trump, quello americano è un mercato che stimiamo raddoppierà i volumi da qui al 2025, perché dopo decenni di presidio e conoscenza, i valori intangibili della Dop sono sempre più apprezzati dai consumatori evoluti delle due coste, atlantica e pacifica, come ci ha confermato la missione appena chiusa a New York per il Fancy Food Show» premette Bertinelli.
Fonte: Il Sole 24Ore