Dopo i tagli annunciati dalla UE, pure i grandi investitori sosterranno solo le coltivazioni ritenute «green». Previsti rincari almeno del 15%
Mentre il Green Deal europeo procede a passi spediti, i big della finanza mondiale stanno riorientando gli obiettivi d’investimento verso le attività definite «sostenibili». La conseguenza è semplice quanto nefasta: si stanno chiudendo progressivamente i rubinetti per l’agricoltura tradizionale. Lo scenario è noto agli addetti ai lavori, ma avrà conseguenze pesanti anche sui consumatori e sul loro portafoglio.
La Commissione UE si appresta a tagliare quasi completamente gli aiuti PAC alle coltivazioni che non siano biologiche e a tutti gli allevamenti ad eccezione di quelli estensivi, col risultato che andrà in crisi quasi l’intera filiera zootecnica italiana made in Italy. Una situazione paradossale se si pensa che proprio grazie al modello italiano, i nostri allevamenti di bestiame protetti limitano le emissioni di gas serra a poco più del 5% sul totale, contro il 14-15% degli allevamenti americani.
Ma oltre al taglio dei sussidi europei si sta materializzando un’altra insidia. Gli investimenti che transitano sui grandi circuiti della finanza mondiale si stanno riorientando esclusivamente verso un’agricoltura ritenuta – a volte a sproposito – più green. «Il modo di coltivare odierno non sarà più sostenibile in futuro», spiega in proposito Eva Cairns, analista senior di Aberdeen Standard Investments, «e uno degli interrogativi più importanti è come utilizzare in modo efficiente le limitate superfici agricole di cui disponiamo, cercando al contempo di far fronte al consumo idrico. Esiste una opzione che riteniamo possa essere sostenibile ed efficiente: l’agricoltura verticale». A prescindere dalla praticabilità di questo approccio, sarà verso il biologico e le pratiche ritenute «sostenibili» che si indirizzeranno i soldi. E se molti agricoltori rischieranno di produrre a prezzi fuori mercato per il taglio dei sussidi, i prodotti alimentari che troveremo in commercio costeranno più cari.
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Nel frattempo i coltivatori sono chiamati a modernizzarsi. Con l’agricoltura di precisione, ad esempio, che consente sì di utilizzare meno fitofarmaci, ma impone investimenti importanti in tecnologie. Con quali soldi? E dove si scaricheranno questi costi aggiuntivi? Tutto questo mentre la nostra agricoltura è già la più “green” d’Europa, dopo il taglio record del 20%, negli ultimi dieci anni, all’uso di pesticidi che al contrario aumentano in Francia, Germania e Austria. Sbagliano gli altri e paghiamo noi.
Fonte: Libero