Pac 2023-2027. Gli aiuti agli agricoltori europei saranno condizionati al rispetto di vincoli ambientali e sociali e l’Italia perde 6 miliardi. La ministra portoghese Maria do Céu Antunes annuncia “la più grande riforma della Pac dagli anni ’90”. Giansanti (Confagricoltura): per l’agricoltura italiana una riduzione totale dei trasferimenti, il 15% in meno sul periodo 2014-2020. Più compiti con meno risorse.
Dopo un negoziato durato tre anni, con il via libera dei ministri europei seguito all’accordo politico con l’Europarlamento, va in porto la riforma della politica agricola comunitaria, la Pac, che assorbe il 30% del bilancio dell’Unione 2021-2027. Si tratta della riforma più profonda della politica europea storicamente più importante. Rispetto al periodo 2014-2020 le risorse sono state ridotte del 15%, per l`Italia 6 miliardi in meno.
L’ultimo braccio di ferro istituzionale si è consumato sui vincoli ambientali imposti all’agricoltura per contribuire alla riduzione delle emissioni nocive. Entro fine anno gli stati membri dovranno inviare a Bruxelles i piani nazionali per l’uso dei fondi. Più compiti con meno risorse. Potrebbe essere questa la brutale sintesi da trarre riguardo alla complessa riforma della Politica agricola comune 2023-2027, sulla quale è arrivato ieri il via libera formale dei ministri europei dopo l’accordo politico con l’Europarlamento di venerdì scorso.
Una riforma definita dalla ministra portoghese dell’Agricoltura, Maria do Céu Antunes “la più grande riforma del Pac dagli anni ‘9o”. Resta ora solo il passaggio definitivo, non scontato ma altamente probabile, al Parlamento europeo (che ha contribuito, va detto, a migliorare sensibilmente la riforma) per mettere la parola fine a un negoziato durato tre anni e che ha rischiato seriamente di naufragare. La proposta originale risale infatti alla Commissione Juncker, e per trovare l’accordo sono stati necessari due rinvii e un negoziato estenuante sui punti più controversi. A cominciare dai contestati vincoli ambientali su cui si è consumato l’ultimo braccio di ferro istituzionale.
Chiamata a dare un contributo decisivo all’attuazione del nuovo Green Deal, l’agricoltura europea dovrà infatti rispettare una serie di nuove norme, che si traducono in pratiche agricole rispettose dell’ambiente alle quali saranno vincolati un quarto degli aiuti europei. Alla fine si è deciso per una quota del 25%, compromesso tra il 3o chiesto dall’Europarlamento e il 20 proposto dal Consiglio. Le pratiche green andranno scelte all’interno di un menu fissato a livello Ue e che i singoli Stati membri dovranno poi declinare nei piani strategici nazionali, cuore e vera sfida della riforma, per garantire una governante ai 350 miliardi assegnati al settore dal bilancio Ue.
Dopo anni di tagli il budget agricolo rappresenta ancora il 3o% circa del bilancio complessivo Ue, era il 40% nella passata programmazione (2014- 2o). Era ben oltre il 50% negli anni `9o. Per l`Italia, l`accordo vale circa 34 miliardi fino al 2027, che possono arrivare a quasi 50 miliardi considerando il cofinanziamento nazionale dei fondi destinati allo sviluppo rurale. Di fatto, sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, un taglio di 6,2 miliardi rispetto alla passata programmazione. Per l’Italia quindi una sforbiciata del 15% in termini reali, più pesante rispetto al taglio medio che nella Ue è stato del 10 per cento.(…)
Fonte: Sole 24 Ore