Il Vino Orcia DOP è una denominazione giovane, nata nel febbraio 2000 e incastonata nelle colline del Sud di Siena, da Buonconvento a Castiglione d’Orcia, da Pienza a Radicofani passando per San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena. I produttori sono impegnati direttamente, dalla vigna alla vendita delle bottiglie facendo di questa DOP un prodotto intimamente artigianale in un mondo globale: “Siamo in mezzo a due storiche denominazioni, il Nobile di Montepulciano ed il Brunello di Montalcino, ma soprattutto in una zona meravigliosa come la Val d’Orcia che ci fa dire che la nostra denominazione è la più bella del mondo. Pian piano questa DOP si è creata una reputazione” spiega la presidente del Consorzio del vino Orcia DOP, Donatella Cinelli Colombini .
Quale effetto ha avuto nelle vostre imprese la crisi del COVID-19?
“La DOP Orcia è destinata in particolare al mercato Horeca e alla sua area di produzione. Questa zona è molto ricca di agriturismi e alberghi, anche termali, che possono vantare una clientela turistica essenzialmente estera. Ciò ha comportato una immediata crisi, aggravata dal fatto che il 65% dei nostri produttori hanno anche attività ricettiva e di ristorazione. Pertanto sono stati colpiti in due direzioni. Bisogna tenere conto, inoltre, che è talmente forte la presenza della denominazione nell’area di produzione che fino ad ora dicevamo con un pizzico di orgoglio che avevamo l’export sotto casa perché il turismo che arrivava in questa zona era il nostro principale mercato. Che è ora sparito con il Coronavirus”.
Quale sarà l’attività o l’azione che il Consorzio pensa di mettere in atto per supportare le imprese nel mercato?
“La prima cosa che abbiamo fatto è stato rivolgere un appello alle istituzioni perché sostengano occupazione e redditi in quanto nella nostra zona oltre un terzo degli impiegati lavora nel turismo. Il contraccolpo sociale e occupazionale è stato quindi molto forte. Il fatto che l’Orcia DOP sia soprattutto un vino a invecchiamento ci dà qualche vantaggio in quanto potrà essere commercializzato anche in seconda battuta, ma allo stato attuale la crisi finanziaria, occupazionale e produttiva è enorme”.
Quale sarà l’attività o l’azione che il Consorzio pensa di mettere in atto per comunicare con i consumatori?
“Abbiamo mantenuto attivi tutti i canali social, ampliando la comunicazione anche per aiutare le aziende ad una corretta divulgazione attraverso video, foto e news. Inoltre siamo al fianco dei produttori le cui strutture sono aperte alle visite, alla ricettività, e alle vendite dirette attraverso una promozione come destinazione enoturistica di eccellenza. Dobbiamo tener conto pure di un altro fattore ovvero che gran parte delle aziende sono biologiche, biodinamiche e anche capaci di rigenerare psicologicamente i clienti italiani dopo mesi chiusi in casa”.
Quali opportunità potranno cogliere le imprese in questo cambiamento?
“Mi sembra avventuroso parlare di opportunità. Possiamo vedere se in futuro, attraverso una chiarezza maggiore sulle regole che riguardano l’ospitalità sia in cantine sia nella ricettività, si potrà riattivare una offerta turistica degna del nostro territorio. Perché questa è un’area d’eccellenza, destinata ad un pubblico esigente”.
Quali attività possono organizzare le imprese e il Consorzio per rilanciare il turismo nel territorio?
“Principalmente potenziare e promuovere tutte le attività all’aria aperta come trekking, due ruote e ristorazione”.
Fonte: Consortium 2020_02