«Finalrnente la grappa invecchiata viene tutelata»: Giannola Nonino, che insieme al marito Benito ha fatto conoscere la grappa nel mondo – trasformando quello che era considerato un prodotto povero in un brand di eccellenza del made in Italy – brinda al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha firmato a inizio anno un decreto che introduce norme più rigide per contrastare le contraffazioni di questo distillato. Un decreto entrato in vigore il primo agosto: «Senza proroghe, come succede spesso – incalza Nonino – in tal modo il consumatore verrà tutelato da pratiche ingannevoli. Come Nonino la pensano tanti altri produttori seri che da anni chiedono di rendere più trasparente il mercato dell’acquavite, un prodotto di bandiera del nostro paese, che mette in moto un giro d’affari di oltre 400 milioni di euro. Il decreto regolamenta l’invecchiamento e l’imbottigliamento fuori delle zone di produzione. Primo punto importante, la Grappa IG è così una indicazione geografica riservata esclusivamente al nostro paese. «E’ stato un percorso molto lungo e complesso – commenta Cesare Mazzetti, presidente del Comitato nazionale Acquaviti di Assodistil – alle resistenze di Bruxelles all’obbligo di imbottigliamento nella zona d’origine abbiamo risposto con una soluzione condivisa con il Mipaaf che tutela l’autenticità del prodotto: la Grappa IG potrà essere imbottigliata fuori della zona di produzione, ovvero l’Italia, esclusivamente se spedita all’estero come prodotto finito, in questo modo non saranno più consentite operazioni quali il taglio tra diverse partite, nè edulcorazione, diluizione, refrigerazione.
Uno stop a quanto succedeva finora. Grappa IG, lo ricordiamo, è i frutto della distillazione delle vinacce, buccia e vinaccioli che restano dopo la vinificazione: molti operatori stranieri hanno goduto del vuoto legislativo acquistando grandi quantitativi di grappa sfusa, ad alta gradazione alcolica, che poi di fatto veniva rielaborata nei loro stabilimenti con aggiunte di zucchero, diluizioni con acqua, separazione degli oli aromatici e altro ancora. Il consumatore, dunque, pensava di comprare grappa italiana mentre invece acquistava un prodotto frutto di manipolazioni effettuate all’estero. Quantificare con esattezza il fenomeno della contraffazione è impossibile. Male rilevazioni di mercato segnalano un fenomeno che consente comunque di farsi un’idea: i dati Assodistil sui primi mesi dell’anno registrano un incremento delle vendite della Grappa IG imbottigliata in Europa del 3% fuori Ue del 5%. AI contrario, la grappa sfusa è in flessione del 7% rispetto allo stesso periodo del 2015. Molto probabilmente la flessione deriva proprio dal decreto, emanato a gennaio.
Il decreto fa ulteriore chiarezza anche nella giungla delle etichette. Stabilisce per esempio che grappa barrique o barricata si pub utilizzare per la grappa invecchiata in botti o tini di legno per un minino di 12 mesi, almeno metà dei quali nelle piccole botti, le barrique appunto. Inoltre stabilisce che il periodo di invecchiamento debba essere effettuato esclusivamente nei magazzini di invecchiamento sotto controllo della dogana. Un’ ulteriore garanzia per il consumatore. Ma anche una forma di lotta all’evasione fiscale. Sulla grappa, infatti, lo Stato preleva le accise, che sono aumentate del 30% tra ottobre 2013 e gennaio 2015. Un peso che grava sulla competitività, protestano le aziende intervistate da Format per Assodistil. E che premia, invece, i contraffattori che magari distillano abusivamente e fuori dal controllo delle dogane. Infine il decreto regolamenta anche la denominazione “riserva”, che deve garantire un invecchiamento in legno almeno di 18 mesi. Inoltre, nell’ultimo Collegato Agricoltura è prevista la possibilità di riconoscere per ogni Ig un consorzio di tutela. Primo passo verso un proprio disciplinare.
Fonte: Repubblica Affari e Finanza