G7 Agricoltura, a margine del vertice un simposio per estendere le Indicazioni Geografiche organizzato da Origin Italia e Fondazione Qualivita: ora esportiamo le IG in Africa.
Indicazioni Geografiche (IG) per contribuire a uno sviluppo sostenibile e inclusivo della produzione di cibo. E allo stesso tempo preservare le tradizioni locali e promuovere più equità nella filiera del valore. Così, la cooperazione internazionale diventa una necessità per affrontare le sfide sui mercati, specie in Africa; un continente che possiede il 50% delle terre ancora non coltivate a livello globale e il 27% di quelle arabili.
Africa che, per la prima volta, è stata presente al G7 agricoltura e pesca e ha partecipato ai lavori attraverso un summit organizzato dalla presidenza italiana con i ministri di dieci paesi africani (Angola, Algeria, Costa d`Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Senegal, Sudafrica, Tunisia e Uganda) e il commissario per l’agricoltura dell’Unione africana, Josefa Sacko.
Per esportare nel continente africano il modello europeo delle Indicazioni Geografiche, Origin Italia ha consegnato al ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, la Dichiarazione di Ortigia 2024.
Il documento sottolinea come le IG siano: “Per loro natura attente alle risorse locali, al territorio, alle conoscenze tradizionali delle comunità; essendo prodotti unici, capaci di conservare i metodi di produzione, frenare l’esodo rurale, massimizzare il valore delle filiere, contenere la volatilità dei mercati”. Per questo, la dichiarazione chiede alle autorità pubbliche del G7 e della comunità internazionale: “Più tutela e sostegno per i prodotti a IG, in quanto portatori di valori preziosi per le future generazioni e di interesse pubblico in tutte le aree del mondo”. E mira a difenderli: “Da barriere tariffarie che rischiano di comprometterne il futuro”.
Per parlare di IG, Fondazione Qualivita e Origin Italia hanno organizzato il convegno Italian Geographical Indications: A Tool for International Cooperation, a cui ha partecipato, tra gli altri, il direttore generale della Fao, il cinese Qu Dongyu. Che ha rilevato: “Abbiamo bisogno delle Ig perché abbiamo bisogno di sicurezza alimentare, disponibilità e accessibilità, oltre che di diversità. In Italia ci sono più di cento diversi tipi di cibo, in Cina più di mille. E nel mondo la stragrande maggioranza degli agricoltori ha meno di due ettari, a cui dobbiamo dare valore aggiunto. Per farlo ci vogliono le IG, che in Cina chiamano prodotti culturali geologici. Perché il cibo non è solo cibo, ma è cultura, è storia”, ha concluso.
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Fonte: Italia Oggi